Forse avrete sentito la frase "torna con lo scudo, o sopra lo scudo". Nel caso dello scudo fiscale, l'espressione "sotto lo scudo" è più appropriata, visto che il provvedimento è di fatto anche un'amnistia - e non solo per reati finanziari [1].
Però, nonostante il desolante scenario politico italiano oramai privo di alcuna dignità, qua e là un po' di giustizia esiste ancora: come il lodo Alfano è stato bocciato dalla corte costituzionale, così parte dello scudo fiscale è contraria alle direttive europee anti-riciclaggio[2], e in caso di conflitto fra leggi nazionali e direttive europee tutte le autorità pubbliche hanno il dovere di seguire le direttive europee.
Quanto poi queste direttive europee verranno davvero applicate resta dubbio - Rete 4 insegna - ma è confortante ricordare che l'Europa è ancora uno stato di diritto.
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sabato 10 ottobre 2009
venerdì 1 maggio 2009
Dovrei votare in Spagna?
Oggi mi sono imbattuto nel sito http://www.euprofiler.eu/ che permette di confrontare le proprie posizioni politiche con quelle degli altri partiti d'europa (in senso geografico, c'è pure la Svizzera e la Turchia)
Il questionario caratterizza la vostra opinione su una mezza dozzina di temi, e poi vi posiziona in uno spazio bidimensionale a seconda del vostro livello di europeismo e della vostra posizione a sinistra o a destra. Se poi selezionate un partito specifico, potete vedere la differenza di posizioni su ciascun tema.
Ora, non ho risposto con troppa attenzione, però sono risultato un più a sinistra del PD (purtroppo per il PD), ma meno a sinistra di rifondazione (sensato), abbastanza più europeo dei partiti più a sinistra di me ma meno europeo del PD (boh? perché, adesso il PD è europeo? e chi se ne era accorto!).
Per curiosità, ho confrontato la mia posizione anche con i partiti nei dintorni.
Oltracque sarei molto più vicino ai Liberal Democrats che al Labour, che è sia più a destra che meno europeo di me, e in netto disaccordo su molti temi.
In terra Francese, dovrei essere dal Partito Radicale di Sinistra, anche se il PS non è troppo lontano; e, a differenza del PD, si trova più a sinistra di me invece che più a destra.
In Spagna mi trovo molto vicino al partito socialista (il bollino rosso) - decisamente più vicino che in Italia, Francia o Inghilterra - anche se il questionario sostiene che il partito europeo più vicino a me è Esquerra Rebulicana de Catalunya (il pallino verde). Curioso, perché il partito un po' lo conosco e non credo proprio lo voterei: sono un po' teste di c....o in maniera non dissimile alla nostra sinistra estrema o ai nostri radicali.
Il questionario caratterizza la vostra opinione su una mezza dozzina di temi, e poi vi posiziona in uno spazio bidimensionale a seconda del vostro livello di europeismo e della vostra posizione a sinistra o a destra. Se poi selezionate un partito specifico, potete vedere la differenza di posizioni su ciascun tema.

Per curiosità, ho confrontato la mia posizione anche con i partiti nei dintorni.
Oltracque sarei molto più vicino ai Liberal Democrats che al Labour, che è sia più a destra che meno europeo di me, e in netto disaccordo su molti temi.
In terra Francese, dovrei essere dal Partito Radicale di Sinistra, anche se il PS non è troppo lontano; e, a differenza del PD, si trova più a sinistra di me invece che più a destra.

venerdì 19 dicembre 2008
Il dovere di licenziare?
Tutto sommato, continuo ad essere un po' perplesso del nuovo modello lavorativo e accademico che si sta affermando ovunque, 'flessibilità' o 'precarietà' a seconda di chi ne parla.
Posso capire che il vecchio modello fosse troppo rigido e inefficiente, che premiasse solo l'anzianità, e che andasse cambiato.
Però, perché in questo modo?
La flessibilità può voler dire tante cose; per esempio, incoraggiare la gente a passare da un lavoro a un altro se il nuovo è più gratificante; o anche se richiede meno impegno e uno si sente arrivato, non ha più bisogno o voglia di fare carriera e magari vorrebbe più tempo per la famiglia.
Flessibilità può essere permettere a un datore di lavoro di licenziare o ridurre lo stipendio a un lavoratore che non lavora più bene come faceva quando è stato scelto per quel posto; cosa che tutto sommato non mi sembra così ingiusta, a patto che ci siano le tutele opportune p.es. per malattie o maternità.
Può anche essere il permettere a un'impresa in crisi di riorganizzarsi anche in termini di personale, a patto ovviamente che degli ammortizzatori sociali sostengano i lavoratori finché non trovano un nuovo impiego.
Fa parte della flessibilità anche per alcune imprese avere modelli di carriera 'up or out', in cui uno o progredisce o si trova un altro posto; modello che, peraltro, non sarebbe impensabile anche per certi centri di ricerca d'elite. Molti preferiranno, specie dopo una certa età, lavorare per altre imprese più tranquille, assicurando così che solo una piccola parte delle imprese possa adottare un modello - anche perché quel modello è poco compatibile con la curva demografica, che non è una piramide.
Però non credo che la flessibilità debba imporre al datore di lavoro di licenziare tutti i suoi lavoratori ogni pochi anni perché i contratti si possono fare solo a tempo determinato.
Inoltre per tutelare i lavoratori ora si proibisce persino di riassumerli, quando sarebbe negli interessi di entrambi che i lavoratori bravi rimanessero al loro posto, e facendo una carriera regolare e non traumatica.
Non m'è neanche chiaro chi guadagna, in tutto questo casino.
Posso capire che il vecchio modello fosse troppo rigido e inefficiente, che premiasse solo l'anzianità, e che andasse cambiato.
Però, perché in questo modo?
La flessibilità può voler dire tante cose; per esempio, incoraggiare la gente a passare da un lavoro a un altro se il nuovo è più gratificante; o anche se richiede meno impegno e uno si sente arrivato, non ha più bisogno o voglia di fare carriera e magari vorrebbe più tempo per la famiglia.
Flessibilità può essere permettere a un datore di lavoro di licenziare o ridurre lo stipendio a un lavoratore che non lavora più bene come faceva quando è stato scelto per quel posto; cosa che tutto sommato non mi sembra così ingiusta, a patto che ci siano le tutele opportune p.es. per malattie o maternità.
Può anche essere il permettere a un'impresa in crisi di riorganizzarsi anche in termini di personale, a patto ovviamente che degli ammortizzatori sociali sostengano i lavoratori finché non trovano un nuovo impiego.
Fa parte della flessibilità anche per alcune imprese avere modelli di carriera 'up or out', in cui uno o progredisce o si trova un altro posto; modello che, peraltro, non sarebbe impensabile anche per certi centri di ricerca d'elite. Molti preferiranno, specie dopo una certa età, lavorare per altre imprese più tranquille, assicurando così che solo una piccola parte delle imprese possa adottare un modello - anche perché quel modello è poco compatibile con la curva demografica, che non è una piramide.
Però non credo che la flessibilità debba imporre al datore di lavoro di licenziare tutti i suoi lavoratori ogni pochi anni perché i contratti si possono fare solo a tempo determinato.
Inoltre per tutelare i lavoratori ora si proibisce persino di riassumerli, quando sarebbe negli interessi di entrambi che i lavoratori bravi rimanessero al loro posto, e facendo una carriera regolare e non traumatica.
Non m'è neanche chiaro chi guadagna, in tutto questo casino.
sabato 19 luglio 2008
The Fletcher's Memorial Island?

Un caso?
domenica 13 luglio 2008
Gli affaracci suoi
Nell'ultimo periodo ha riscosso grande popolarità a sinistra il nuovo caso Lewinsky italiano - insomma, tutti si lamentano sostenendo che la ministra delle pari opportunità abbia ottenuto la sua carica attraverso "favori personali" al presidente del consiglio.
Vorrei a questo punto cercare di mettere un po' d'ordine nella questione, con il rischio d'andare in controtendenza.
A parer mio, non è affare dell'opposizione il modo in cui il premier sceglie i suoi ministri; al massimo, può essere affare della maggioranza, che potrebbe chiedere più chiarezza su come sono scelti i nomi; l'unica questione politicamente rilevante per chi non ha votato PdL è se la ministra in questione svolga bene il suo ruolo di ministra o no - per il resto può essere maiala o suora ma non sono affaracci nostri.
La scelta dei ministri non è un concorso pubblico o una selezione per un posto di lavoro: in quei casi vi sono delle regole, e chi seleziona le persone deve farlo in base a certi requisiti e non in base alle "preferenze personali" - viceversa è reato - ma per i ministri il premier deve fare una lista di nomi, proporla al parlamento e se i rappresentanti eletti dal popolo l'approvano va bene così.
Non mi risulta che in Italia quello che si chiacchiera essere avvenuto fra il premier e la ministra costituisca reato (a meno che non ci siano gli estremi per accusare Mr. B di mobbing) e nemmeno offesa al pubblico decoro (se fatto in privato). Se le intercettazioni incriminassero la ministra per associazione mafiosa sarebbe diverso, ma il fatto che in privato sia maiala va posto allo stesso livello dell'essere simpatica o antipatica - può influenzare le decisioni personali ma non quelle di un movimento politico.
Insomma, abbiamo tanti validi motivi per parlar male del premier e magari anche della ministra delle pari opportunità, evitando di entrare negli affaracci in questo caso in cui non ci riguardano e non sono nemmeno giuridicamente rilevanti.
Vorrei a questo punto cercare di mettere un po' d'ordine nella questione, con il rischio d'andare in controtendenza.
A parer mio, non è affare dell'opposizione il modo in cui il premier sceglie i suoi ministri; al massimo, può essere affare della maggioranza, che potrebbe chiedere più chiarezza su come sono scelti i nomi; l'unica questione politicamente rilevante per chi non ha votato PdL è se la ministra in questione svolga bene il suo ruolo di ministra o no - per il resto può essere maiala o suora ma non sono affaracci nostri.
La scelta dei ministri non è un concorso pubblico o una selezione per un posto di lavoro: in quei casi vi sono delle regole, e chi seleziona le persone deve farlo in base a certi requisiti e non in base alle "preferenze personali" - viceversa è reato - ma per i ministri il premier deve fare una lista di nomi, proporla al parlamento e se i rappresentanti eletti dal popolo l'approvano va bene così.
Non mi risulta che in Italia quello che si chiacchiera essere avvenuto fra il premier e la ministra costituisca reato (a meno che non ci siano gli estremi per accusare Mr. B di mobbing) e nemmeno offesa al pubblico decoro (se fatto in privato). Se le intercettazioni incriminassero la ministra per associazione mafiosa sarebbe diverso, ma il fatto che in privato sia maiala va posto allo stesso livello dell'essere simpatica o antipatica - può influenzare le decisioni personali ma non quelle di un movimento politico.
Insomma, abbiamo tanti validi motivi per parlar male del premier e magari anche della ministra delle pari opportunità, evitando di entrare negli affaracci in questo caso in cui non ci riguardano e non sono nemmeno giuridicamente rilevanti.
giovedì 10 luglio 2008
Italia amara

Da un lato abbiamo il governo, che invece di governare si preoccupa degli interessi del proprio capo, a danno di quelli nostri.
Dall'altro abbiamo un'opposizione che non fa nulla, o se fa qualcosa non e' in grado di comunicarlo; insomma, e' veramente difficile dirsi orgogliosi del PD.
Inoltre, si porta dietro il peso dell'indulto che permette a molti di dire che "sono tutti uguali, Pd e PdL, anche sulla giustizia": il latte e' stato versato, ma forse ci si potrebbe fare comunque qualcosa, tipo cercare di spiegare le ragioni di quel provvedimento, o dire che e' stato un errore, o entrambe le cose (ma con coerenza)... ma tacerlo non serve a nulla, in questi casi.
Poi c'e' la piazza: tantissime brave persone, e qualcuno che urla troppo; e tutti si occupano solo degli errori della piazza e non del fatto che migliaia di persone hanno manifestato sopratutto contro l'orrore di alcune leggi fatte per gli interessi del premier; e perche' no, anche contro un'opposizione non all'altezza del suo ruolo, critica legittima a cui il PD dovrebbe reagire in modo positivo, o che dovrebbe contestare.
Tristemente piu' che il cercare l'accordo fra l'opposizione in aula e l'opposizione in piazza - animate in gran parte dagli stessi intenti - si cerca lo scontro, in parte trovandolo. Scontro che non puo' che essere senza vincitori ne' vinti (credete che fra 5 anni l'IdV vincera' da sola le elezioni? o che lo fara' il timido e squallido PD? o l'unica vera sinistra dei duri e puri perche' questo PD e il PdL sono tutti la stessa cosa?)
Qualche sforzo positivo c'e', sia da parte delle personalita' presenti alla manifestazione che hanno cercato di di prendere le distanze dalle urla eccessive e fuori tema, sia da chi cerca di spiegare come le politiche del Colle sono dettate dalla ricerca del male minore per evitare lo scontro, e non da connivenza o imbecillita'.
giovedì 19 giugno 2008
No One Receiving

La legge nasce per rispondere a due "problemi" - veri o quantomeno percepiti come tali dalla gente:
- l'eccessiva invadenza dei media, che rendono le intercettazioni uno strumento ottimo per gettare discredito su un nemico
- la possibilità che magistrati non onesti utilizzino queste intercettazioni a fini politici
La soluzione proposta dal centrodestra, pur essendo un notevole miglioramento rispetto a quanto funestava lo stesso Travaglio prima ha numerose pecche, nessuna delle quali mi sembra necessaria per risolvere i problemi a cui la legge vorrebbe far fronte.
L'imporre severi limiti al genere di indagini su cui le intercettazioni si applicano, per esempio, è inutile allo scopo della legge, e dannoso per la sicurezza dei cittadini. Prediamo reati semplici come la truffa, molestie ripetute nel tempo, furti, rapine, spaccio, sfruttamento della prostituzione: perché impedire di usare le intercettazioni nell'indagine?
Riguardo al rendere non pubblicabili le intercettazioni, magari sarà brutto ma mi pare possa essere accettabile: basta che si possa dire "Tizio è indagato per corruzione e truffa", e magari anche "come risulterebbe da intercettazioni telefoniche". Il contenuto rimanga agli atti del processo, coperto da qualche sorta di segreto professionale, e una volta concluso il processo di primo grado magari si rendano pubbliche solo quelle parti rilevanti per la sentenza.
Censura? forse si, ma solo parziale (non ci sarebbero i "disparecidos" come dice Travaglio) e comunque meglio che non fare proprio le intercettazioni.
Se il problema è proteggere i politici dall'uso improprio di queste intercettazioni (?), beh, aggiungiamo che non si possono intercettare loro, e che eventuali intercettazioni in cui vengano coinvolti (perché si intercettava un altro) rimangano coperte dal segreto di stato fino allo scadere del loro mandato.
Non sarà una gran soluzione al problema ma è già meglio di quella originale; aggiungiamo l'opzione di permettere a un parlamentare non ministro di rinunciare a questa prerogativa, chiediamo a quelli del nostro schieramento di farlo e la cosa sembra ancora più ragionevole.
Se abbiamo paura del "golpe democratico", lasciamo qualche autorità in grado di indagare sui politici in carica, magari in segreto e comunque sotto il controllo di qualche ente importante (presidente della repubblica, corte costituzionale, ...) che difficilmente si scomoderà e sputtanerà per un'inchiesta falsa a scopo politico.
Insomma, se dobbiamo risolvere i problemi che la legge sulle intercettazioni vuole risolvere, cerchiamo di farlo senza fare danni enormi e inutili.
Gridare al "colpo di stato" e alla "fine della democrazia", piangere, urlare, abbandonare l'aula, fare barricate sulle strade o simili ci servirà a poco.
Presentare chiaramente alla gente il problema e i lati negativi della soluzione del centrodestra, e proporre una soluzione accettabile a quei problemi mi sembra più utile; e negoziare la miglior soluzione possibile che il centrodestra possa accettare mi sembra un modo migliore per i nostri politici di guadagnarsi lo stipendio.
Ci sono comunque degli organismi di controllo che possono agire se nessuna delle proposte che il centrodestra è disposto ad accetare è sensata: il presidente della repubblica, la corte costituzionale, e le istituzioni europee.
Se è davvero un colpo di stato e nessuno degli organi di controllo può o vuole fare nulla allora vanno bene anche le barricate, partecipo anch'io, ma bisogna convincere la gente; ma non scherziamo su queste cose, soprattutto non a scopo propagandistico, nemmeno a fin di bene.
sabato 10 maggio 2008
Marco Simoni? e chi lo conosce.

Nonostante il titolo, io so benissimo chi è Marco Simoni, visto che è il portavoce de iMille - però sospetto fortemente che all'interno dell'elettorato potenziale del PD quelli che lo conoscono siano una esigua minoranza.
I soliti nomi della sinistra invece sono ben noti a tutti, Veltroni, D'Alema, Bersani, Rutelli ... ed è opinione comune che una persona nota attiri più voti di uno sconosciuto; del resto, anche a me sembra plausibile, eccetto nei casi in cui la persona è nota e sgradita (ogni riferimento a Rutelli è puramente casuale).
Però ci vuole poco a rendersi conto che è un circolo vizioso: nessuno conosce Marco Simoni, quindi non gli viene dato alcuno spazio per parlare, per agire e in ultimo per farsi conoscere.
E quindi il discorso di AnelliDiFumo ha senso se preso più alla larga: vogliamo che dei giovani innovativi possano contare di più, e arrivare un giorno non remoto a occupare le prime linee del PD ? mandando gli attuali capi a occupare magari, se vogliono, il ruolo "saggi consiglieri", senza però prendere più decisioni attive ?
Allora, occorre che a questi giovani siano dati a breve dei ruoli attivi e visibili, in modo che possano farsi conoscere: facciamo un "laboratorio del PD" con queste persone, al posto del "governo ombra" dei grandi vecchi (o in parallelo ad esso), facciamogli elaborare delle proposte concrete e presentarle pubblicamente, e applichiamo le proposte nelle amministrazioni locali dove siamo ancora al governo.
Discutere e lanciare proposte innovative non basta se queste rimangono all'interno di certi ambienti, tipo i blog dei piddini o i circoli del partito, se non le vede la gente comune e se non vengono fatte duellare con la realtà mettendole in pratica.
Solo così possiamo sperare fra qualche anno di avere nel PD persone nuove, preparate e conosciute - e a quel punto potremmo davvero candidarle e vincere.
Magari all'attuale dirigenza del PD sta davvero più cara l'innovazione rispetto alla comoda poltrona su cui siedono, magari no, comunque c'è l'inerzia e forse non sono tanto convinti che l'elettorato voglia davvero l'innovazione; insomma, possiamo sperare che ci arrivino da soli, però magari gli ci vogliono anni e forse non ci arrivano nemmeno, quindi direi che è il caso di farci sentire.
Però per farsi sentire sarebbe veramente utile riuscire a coinvolgere tante persone comuni, perché non sembri che la cosa interessi solo a una cricca di fichetti intellettuali senza un vero peso elettorale.
martedì 29 aprile 2008
Farsi sentire
Vi segnalo rapidamente questa discussione in corso sul circolo online del PD, intitolata "dobbiamo farci sentire". Ce n'e' anche una interessante sul blog de iMille nei commenti al post "lezioni di tedesco".
Tutto sbagliato.
Ero indeciso su come intitolare la mia prima riflessione seria su questo 28 aprile romano che sembra un 28 ottobre. "L'hanno fatto nero", "L'uomo sbagliato e il momento sbagliato", "E mo v'o pijate", "Tanto peggio tanto meglio?", "A Roma è già ottobre", ...
Peter Gomez presenta la sconfitta del PD quasi come una cosa positiva, perché così finalmente la segreteria del partito capirà che non deve candidare certa gente - come se l'unico modo di capire le cose fosse di sbagliare e farsi male.
Il gruppo dirigente del PD può di sicuro sbagliare, ma non gioca per perdere: chiunque abbia preso o ratificato la decisione finale sul candidare Rutelli l'ha fatto perché pensava che fosse la mossa giusta, che Rutelli fosse il candidato migliore che il PD potesse presentare.
Ora, può darsi davvero che Rutelli fosse il miglior candidato che avessimo a disposizione, ma vista la deludente figura fatta questo significherebbe solo che dobbiamo procurarcene altri; prendere candidati nuovi, e prepararli adeguatamente.
Sentendo invece gli umori di un po' di persone, pare però che Rutelli non fosse esattevolmente il candidato adatto, e idem dicasi per il suo programma. Se così è, non è semplicemente un'errore e una sconfitta per la segreteria del partito: hanno sbagliato tutti e hanno perso tutti, a partire dai semplici cittadini, che dovevano far capire prima e più chiaramente la loro posizione e che ora si troveranno Alemanno, passando per gli iscritti e la rete locale del PD (che doveva fare da tramite fra la gente e la stanza dei bottoni) e i grandi capi.
Se Rutelli non era la persona giusta, bisognava accorgersene prima di candidarlo; o se, distratti dalle elezioni nazionali, ce ne fossimo accorti solo qualche settimana fa, bisognava fare il possibile per correggere l'errore - per esempio affiancandogli altre persone migliori e facendo capire chiaramente che a queste persone sarebbe stati dati ruoli pubblici di grande importanza nell'amministrazione (vicesindaci, assessori importanti, ...).
Se il suo programma era sbagliato o incompleto, bisognava capirlo prima e lavorarci a fondo per renderlo migliore - e se possibile sufficiente a vincere.
A quanto pare, nonostante il PD stia facendo qualche sforzo al riguardo, la comunicazione fra l'elettorato e chi prende le decisioni a nome del partito è ancora assai carente.
Peter Gomez presenta la sconfitta del PD quasi come una cosa positiva, perché così finalmente la segreteria del partito capirà che non deve candidare certa gente - come se l'unico modo di capire le cose fosse di sbagliare e farsi male.
Il gruppo dirigente del PD può di sicuro sbagliare, ma non gioca per perdere: chiunque abbia preso o ratificato la decisione finale sul candidare Rutelli l'ha fatto perché pensava che fosse la mossa giusta, che Rutelli fosse il candidato migliore che il PD potesse presentare.
Ora, può darsi davvero che Rutelli fosse il miglior candidato che avessimo a disposizione, ma vista la deludente figura fatta questo significherebbe solo che dobbiamo procurarcene altri; prendere candidati nuovi, e prepararli adeguatamente.
Sentendo invece gli umori di un po' di persone, pare però che Rutelli non fosse esattevolmente il candidato adatto, e idem dicasi per il suo programma. Se così è, non è semplicemente un'errore e una sconfitta per la segreteria del partito: hanno sbagliato tutti e hanno perso tutti, a partire dai semplici cittadini, che dovevano far capire prima e più chiaramente la loro posizione e che ora si troveranno Alemanno, passando per gli iscritti e la rete locale del PD (che doveva fare da tramite fra la gente e la stanza dei bottoni) e i grandi capi.
Se Rutelli non era la persona giusta, bisognava accorgersene prima di candidarlo; o se, distratti dalle elezioni nazionali, ce ne fossimo accorti solo qualche settimana fa, bisognava fare il possibile per correggere l'errore - per esempio affiancandogli altre persone migliori e facendo capire chiaramente che a queste persone sarebbe stati dati ruoli pubblici di grande importanza nell'amministrazione (vicesindaci, assessori importanti, ...).
Se il suo programma era sbagliato o incompleto, bisognava capirlo prima e lavorarci a fondo per renderlo migliore - e se possibile sufficiente a vincere.
A quanto pare, nonostante il PD stia facendo qualche sforzo al riguardo, la comunicazione fra l'elettorato e chi prende le decisioni a nome del partito è ancora assai carente.
giovedì 24 aprile 2008
Il PD persiste ma non convince
Non so se la frase del titolo - riferita al capitale invece che al PD - sia famosa anche altrove o se io l'abbia solo letta da qualche parte su un muro pisano, ma è adatta a descrivere il nostro risultato elettorale.
Confrontandosi con i risultati del 2006, il PD ha raccolto più o meno lo stesso consenso che avevano raccolto allora i partiti che sono confluiti in esso (e questo è ancora più vero se si considera PD + IdV e nel 2006 vi si aggiunge i Radicali).
Questo risultato ammette un'interpretazione banale (gli elettori sono rimasti gli stessi) che però è assai probabilmente falsa: il PD ha di sicuro assorbito una fetta degli elettori della defunta Sinistra Arcobaleno, anche oltre i pochi DS portati via da Mussi, ma non essendo cresciuto deve aver perso altri sostenitori altrove. Una stima più quantitativa, sul Sole 24 Ore di domenica scorsa, sosteneva che solo l'80% degli elettori del PD nel 2008 l'aveva sostenuto anche nel 2006 - un elettore su cinque è nuovo, e uno su cinque di quelli vecchi è andato perso.
Se il PD ha magari convinto più gente a sinistra, certo ha fallito dall'altro lato; questo può persino essere visto bene da chi teme un PD troppo di centro, ma la mia interpretazione è diversa.
Prendendo il discorso alla lontana, distinguiamo i due modi in cui un partito può allargare il bacino elettorale:

- il primo metodo consiste nell'allargare il suo programma per racchiudere un'area più vasta nello spazio delle opinioni politiche (che in prima approssimazione è l'asse sinistra-destra).
- il secondo consiste nel convincere delle persone a cambiare la propria opinione politica, a spostarsi nello spazio di cui sopra fino a riconoscersi nel programma del partito.
Chiaramente il primo metodo è più facile, e soprattutto più rapido, ma il risultato finale è un partito privo di una posizione chiara e tormentato dalla discordia interna - il precedente governo dell'Unione ne è un esempio.
Finita la digressione sui massimi sistemi, torniamo al caso specifico: se un PD che si espande al centro può essere qualcosa di negativo, un PD che attrae elettori dal centro verso un programma più di sinistra (sinistra progressista, ma sinistra) è qualcosa di positivo; e quindi dobbiamo rammaricarci se il PD non è riuscito a convincere l'elettorato di centro.
Difetti nel PD attuale ve ne sono molti, nonostante gli sforzi fatti in questi mesi: per esempio, nonostante si parli apertamente di onestà e di novità non mancano fra i candidati del partito persone con un passato discutibile, e di rinnovamento se n'è visto poco.
Un altro punto, probabilmente assai più critico per la sconfitta nel nord è la scarsa presenza sul territorio: la lega, che ha fatto la parte del leone fuori dalle grandi città, può contare su una rete di persone molto attive che dimostrano d'interessarsi della vita quotidiana dei suoi elettori, e porta avanti iniziative o proposte pratiche per risolvere i problemi locali. La sinistra tende a parlare solo di grandi ideali - dimenticando che alle persone importa anche del loro orticello. Se gli abitanti del nord ritengono di avere dei problemi, come ad esempio la sicurezza nelle città o l'immigrazione, la sinistra non può ignorare la cosa - e se non può e non deve proporre soluzioni leghiste (basate difendere il propri contro gli altri), non offrire alcuna risposta porta inevitabilmente a perdere consenso.
Il PD ha perso, ma non per questo non può mostrare agli italiani cosa può fare quando è al governo: molte amministrazioni locali sono tuttora a governate dal centro-sinistra, e un buon lavoro là può essere proposto come esempio per tutta la nazione; in questo però bisogna anche cercare, quando possibile, di distinguersi anche con scelte più coraggiose - tanto per intendersi, scelte da PD, non da Unione.
Di sicuro c'è molto lavoro da fare per portare il PD a poter conquistare una vittoria elettorale fra cinque anni, ed è un lavoro che richiede anche tanta pazienza - se vogliamo convincere le persone a cambiare idea occorre dargli tempo, la montagna magari verrà anche da Maometto, ma certo non di corsa.
Un problema serio da questo punto di vista è come raggiungere le persone fuori dall'elettorato del PD, visto che probabilmente una grossa frazione di esse usa canali d'informazione diversi da quelli del centrosinistra (mediaset invece della rai, gazzetta dello sport invece di repubblica/corriere, ...), e quindi difficilmente verrà influenzata da ciò che si dice solo su canali di sinistra: per quanto Travaglio possa scrivere peste e corna del Cainano(sic.), difficilmente eventuali elettrici femministe del centro destra verranno a sapere da lui che Berlusconi ha dichiarato di prevedere difficoltà per Zapatero visto che ci sono "troppe donne nel suo governo".
Cinque anni sono tanti - vedremo.
lunedì 21 aprile 2008
Alla fine dell'arcobaleno

Le ragioni di questa fatale emorragia di voti sono tante, ma si possono riassumere nel fatto che il SA aveva perso la sua funzione - era diventata inutile.
Inutile perché dichiaratamente non intenzionata a fare un'azione politica costruttiva; inutile perché lontana dal mondo reale dei lavoratori, arroccata nelle sue antiche posizioni basate su uno scenario economico sorpassato da decenni; inutile perché sostenitrice di una politica ambientale del "no a tutto" fingendo di ignorare quali sono le conseguenze di questa intransigenza sul mondo reale.
E quindi non c'è troppo da sorprendersi se il suo elettorato è stato intercettato da altri partiti più costruttivi o più inseriti nel tessuto sociale del paese, o è andato perso in un'astensione di protesta.
Ora, dopo questo duro scontro con la realtà, è il caso che SA e i suoi sostenitori riflettano su quale è la loro strada. Di possibilità ne hanno davanti diverse:
- darsi alla politica costruttiva, riportandosi al passo con i tempi nella loro visione del mondo e ritornando a rivestire il ruolo di rappresentanti dei lavoratori e dei ceti più deboli.
- continuare il loro ruolo critico, un controcanto che ricordi alla gente di non riporre troppa fiducia nelle "magnifiche sorti e progressive". Questo ruolo è utile alla società, ma non può essere rivestito da un partito politico, che deve invece cercare di ottenere il meglio fra le alternative concretamente realizzabili; che fondino piuttosto un movimento d'opinione, si facciano sentire, ma non sperino di ottenere dei voti in questo modo.
- stringersi nelle loro posizioni di unici detentori della verità, e continuare a raggranellare una piccola quota di voti da idealisti nostalgici.
Da parte mia spero che dalle ceneri rinasca presto, ma senza troppa fretta, qualcosa di nuovo e più positivo, con cui si possa dialogare serenamente e anche pensare di costruire un programma politico costruttivo per gli anni a venire.
lunedì 14 aprile 2008
perdemmo
Ce lo aspettavamo, ma s'è perso - e anche abbastanza male.
E poi, i barbari della Lega hanno fatto il sacco di Roma.
I commenti e i progetti per il futuro un'altra volta.
E poi, i barbari della Lega hanno fatto il sacco di Roma.
I commenti e i progetti per il futuro un'altra volta.
sabato 12 aprile 2008
Domani!? ma non ho ancora finito di costruirlo...

[modello realizzato con MLCad, poi ritoccato con GIMP e Adobe Photoshop Elements - che la Sony regala con i suoi pc]
giovedì 10 aprile 2008
Il voto invisibile di Sartori
Sulla prima pagina del corriere della sera (edizione cartacea) di oggi, c'e' un articoletto di Giovanni Sartori intitolato qualcosa tipo "voto di sfiducia costruttivo".
Io non conosco molto tale Sartori, non mi ricordo nemmeno se Berselli lo classificasse fra i "grandi maestri" o fra i "soliti stronzi", pero' l'articolo merita un commento...
Il Sartorius inizia sostenendo che l'astensione per protesta non se la fila nessuno: negli altri paesi l'affluenza alle urne è molto più bassa, quindi nessuno si riterrebbe sconfitto se l'affluenza scendesse anche qui; e su questo non gli do torto, anche se poi vorrei approfondire il 'problema' degli indecisi.
La continuazione però è divertente: visto che si può fare il voto disgiunto, votare una lista alla camera e una al senato, il nostro opinionista propone di votare apposta due schieramenti diversi in modo che - dice lui - i due voti si cancellino a vicenda e che sia come non votare, ma senza far calare l'affluenza alle urne.
Questo 'voto disgiunto di protesta' che propone lui non e' inutile ... e' invisibile!
Se dieci milioni di italiani seguono i consigli suoi e votano alla camera il PD e al senato il PdL o viceversa, il risultato sono cinque milioni di voti validi a camera e senato per entrambi i partiti, come se gli elettori avessero votato in modo coerente, ma fossero divisi a meta' fra i due schieramenti.
Mi sorge persino il sospetto che Sartori si sia reso conto di questo, e abbia scritto l'articolo comunque per neutralizzare un po' di voti di protesta facendoli diventare invisibili...
Io non conosco molto tale Sartori, non mi ricordo nemmeno se Berselli lo classificasse fra i "grandi maestri" o fra i "soliti stronzi", pero' l'articolo merita un commento...
Il Sartorius inizia sostenendo che l'astensione per protesta non se la fila nessuno: negli altri paesi l'affluenza alle urne è molto più bassa, quindi nessuno si riterrebbe sconfitto se l'affluenza scendesse anche qui; e su questo non gli do torto, anche se poi vorrei approfondire il 'problema' degli indecisi.
La continuazione però è divertente: visto che si può fare il voto disgiunto, votare una lista alla camera e una al senato, il nostro opinionista propone di votare apposta due schieramenti diversi in modo che - dice lui - i due voti si cancellino a vicenda e che sia come non votare, ma senza far calare l'affluenza alle urne.
Questo 'voto disgiunto di protesta' che propone lui non e' inutile ... e' invisibile!
Se dieci milioni di italiani seguono i consigli suoi e votano alla camera il PD e al senato il PdL o viceversa, il risultato sono cinque milioni di voti validi a camera e senato per entrambi i partiti, come se gli elettori avessero votato in modo coerente, ma fossero divisi a meta' fra i due schieramenti.
Mi sorge persino il sospetto che Sartori si sia reso conto di questo, e abbia scritto l'articolo comunque per neutralizzare un po' di voti di protesta facendoli diventare invisibili...
domenica 6 aprile 2008
PD: perché bisogna provarci

Nonostante si torni alle urne con la legge porcata, la situazione politica è cambiata visibilmente: l'altra volta c'erano due grosse coalizioni ciascuna intorno al 50% dei voti; ora c'è il grosso blocco un po' eterogeneo del centro destra (FI+AN+Lega), il PD "quasi da solo", e tre o quattro blocchi minori (sinistra arcobaleno, udc, rosa bianca, la destra).
Ci sono diversi scenari possibili, ma la cosa più probabile è che centrodestra e centrosinistra prendano la maggior parte dei voti, con ahimé il centrodestra in vantaggio, e i vari partitini riescano a far passare una piccola rappresentanza almeno alla camera.
E a questo punto siamo di nuovo al problema di come costruire un governo (a meno che il PdL riesca a governare da solo, senza né centro né destra) mettendo assieme coalizioni eterogenee, però il potere di ricatto dei partitini dovrebbe essere ridotto rispetto alle ultime elezioni.
La situazione si complicherebbe parecchio se sinistra più centrosinistra superassero il 50%, cosa assai improbabile, perché a quel punto Mr. B non potrebbe governare nemmeno raccogliendo a sé il centro e la destra...
Però il perdersi in queste speculazioni è inutile ora, passiamo a discussioni più serie.
L'attuale governo dell'Unione ha ottenuto alcuni buoni risultati, anche se il ritorno di popolarità è stato minimo, ma aveva un problema di fondamenta: per scongiurare la vittoria di Mr. B s'era assembrata una coalizione assolutamente incoerente, con radicali e ultracattolici, un sinistra così massimalista da voler cambiare l'accordo sul welfare da loro stessi avevano firmato e approvato anche dal referendum fra i lavoratori, Mastella l'equivoco (a essere gentili), Dini in continua polemica, ... non c'è da meravigliarsi se il programma fosse di 280 pagine e dicesse tutto e l'opposto di tutto.
Questa volta c'è stato a sinistra un cambiamento di tendenza, che io giudico positivo: s'è prima deciso un programma - più corto e più coraggioso, contenente anche affermazioni non condivisibili da tutti - e poi s'è formato un piccolo gruppo attorno ad esso (PD con i radicali, più l'IdV). Se poi il gruppetto potesse anche vincere, sarebbe una gran mossa, mentre così è di più problematica intepretazione.
Mi pare inutile lanciare un'appello contro Mr. B - tutti lo conoscete già - però la ragione per andare a votare non è quella di combattere il cavaliere ed evitare che il lato oscuro abbia il sopravvento. Questo l'abbiamo già fatto troppe volte, magari con il naso turato e non sempre vincendo.
La ragione per andare a votare - e votare il PD - è che rappresenta un tentativo di fare qualcosa di meglio nella politica italiana; un tentativo che, se non riceve sostegno, rischia di finire nel nulla.
Non voglio spacciarvi il PD per quello che non è: ci sono ancora un sacco di ombre, punti non chiari, dinosauri della politica, clientele, alcuni personaggi dal passato oscuro, problematiche irrisolte anche su temi chiave tipo la laicità
Però rappresenta pur sempre un passo avanti, sia sul piano dei programmi che su quello delle persone (un po' di facce nuove e giovani in più). Il problema è che per cambiare serve il sostegno: i partiti non giocano per perdere (di solito), e fin tanto che i candidati d'apparato raccolgono più consenso degli outsider è quelli che troveremo in parlamento. You get what you ask for (even if it's not what you want), così funziona la democrazia: per questo bisogna darsi da fare, sia con il voto che con le altre forme di partecipazione (circoli territoriali o virtuali, discussioni e raccolte di firme, manifestazioni, lettere, ...).
L'astensionismo, il voto di protesta o simili non portano nulla, e del resto non sono facili da interpretare (come può il PD capire che "alcuni dei suoi potenziali elettori hanno votato scheda bianca perché avrebbero voluto una posizione più decisa sul campo dei finanziamenti alla ricerca e sulla tutela delle coppie di fatto"?).
Sarebbe bello se non ci fosse bisogno di fare nulla, se la politica funzionasse bene da sola; però visto che non è così, non serve solo lamentarsi, occorre darsi da fare. Se volete lamentarvi, fatelo con i partiti di cui può interessarvi qualcosa, in modo che possano tenerne conto davvero.
Magari non si vince, ma quantomeno si prova a vincere con dignità - speriamo alla peggio di perdere con dignità.
sabato 29 marzo 2008
Persi nella politica? c'è google!
A ottobre dello scorso anno avevo scritto su questo blog come google non capisse nulla della politica italiana: nonostante ricevessi diverse lettere su gmail collegate alla politica del centro-sinistra italiano, google continua a mostrare solo pubblicità di Forza Italia e Alleanza Nazionale.
Beh, si sono dati da fare e ora le cose sono andate a posto, ora gmail mi mostra le pubblicità sono del Partito Democratico.
Beh, si sono dati da fare e ora le cose sono andate a posto, ora gmail mi mostra le pubblicità sono del Partito Democratico.

giovedì 27 marzo 2008
The Division Bell
Seguendo l'ennesima segnalazione di Lisa, sono finito sulla nuova versione di un sito interessante, "voi siete qui": compilato un breve questionario, si può vedere la propria posizione su una mappa della politica, ed eccovi il risultato (ho compilato il test un po' di fretta, non prendetelo troppo sul serio)

Una nota negativa è che in questa versione del quiz c'è pochissimo materiale informativo sulle domande. Per esempio, si chiede se uno è favorevole o contrario a "Introdurre una legge sul testamento biologico (o testamento di vita)" ... ma senza sapere il contenuto della legge, come è possibile avere un'opinione forte al riguardo?
Però mi viene un sospetto: il quiz prevede 6 possibili risposte (molto favorevole, favorevole, tendenzialmente favorevole, tendenzialmente contrario, contrario, molto contrario), e io raramente mi sono sbilanciato molto - visto che la quantità di informazioni fornite in ogni domanda è assai poca... non è che un "tendenzialmente favorevole" è considerato più vicino a un "tendenzialmente contrario" che a un "molto favorevole"?
Comunque, riguardando le posizioni dei vari partiti il risultato è abbastanza giusto, ci sono diverse domande su cui la mia posizione si allinea di più con IdV rispetto al PD - però questo spero sia un problema del PD attuale, e poi comunque una volta vinte le elezioni IdV si fonderà nel PD, no?
Divagazione: Non è che ho messo come titolo un album dei Pink Floyd a caso solo perché il mio primo articolo su "voi siete qui" si intitolava "Any color you like" (altra canzone dei PF); la "division bell" è proprio la campana che suona per dire ai parlamentari inglesi di scegliere da che parte stare in una votazione.
Follow up: il politometro è un altro servizio, questa volta di Repubblica, per piazzarvi su una mappa con due assi chiaramente definiti.
Lasciatemi però fare due commenti, uno scherzoso e uno che invece potrebbe far discutere

Una nota negativa è che in questa versione del quiz c'è pochissimo materiale informativo sulle domande. Per esempio, si chiede se uno è favorevole o contrario a "Introdurre una legge sul testamento biologico (o testamento di vita)" ... ma senza sapere il contenuto della legge, come è possibile avere un'opinione forte al riguardo?
Però mi viene un sospetto: il quiz prevede 6 possibili risposte (molto favorevole, favorevole, tendenzialmente favorevole, tendenzialmente contrario, contrario, molto contrario), e io raramente mi sono sbilanciato molto - visto che la quantità di informazioni fornite in ogni domanda è assai poca... non è che un "tendenzialmente favorevole" è considerato più vicino a un "tendenzialmente contrario" che a un "molto favorevole"?
Comunque, riguardando le posizioni dei vari partiti il risultato è abbastanza giusto, ci sono diverse domande su cui la mia posizione si allinea di più con IdV rispetto al PD - però questo spero sia un problema del PD attuale, e poi comunque una volta vinte le elezioni IdV si fonderà nel PD, no?

Follow up: il politometro è un altro servizio, questa volta di Repubblica, per piazzarvi su una mappa con due assi chiaramente definiti.
Lasciatemi però fare due commenti, uno scherzoso e uno che invece potrebbe far discutere
- "Il concetto di Padania non ha alcun senso né politico né geografico": beh, geografico forse si, la pianura padana esiste davvero - ma questo non legittima l'esistenza delle camice verdi (e poi, la nebbia non è mica verde!)
- "E se dovessimo ritornare in Iraq?" beh, prima di rispondere "no senza se e senza ma", riflettete su una cosa: non ci si chiede "andiamo in Iraq" o "era una buona idea andare in Iraq" ci si chiede se "ritorniamo" ... purtroppo in Iraq ci siamo andati come Italia, e abbiamo fatto il danno - prima che l'Italia ci andasse ero assolutamente contrario all'intervento, e anche ora mi sembra meglio non tornarci, ma nell'eventualità che per rimediare al danno fatto dovessimo tornarci, credo sarebbe nostro dovere farlo (non lo sarebbe stato se non ci fossimo mai andati) e quindi clicchiamo su "speriamo di no" lasciando il "senza se e senza ma" ad altri che si fanno meno scrupoli.
domenica 17 febbraio 2008
Perché Obama?
Vedo che anche se non scrivo quasi mai nulla, appena scrivo qualcosa la gente lo legge - e risponde pure!
E visto che la mia contro-risposta è lunga, tanto vale farla diventare un articolo.
Distinguiamo le due questioni:
a) chi vorrei che vincesse le elezioni in USA
b) come si doveva chiamare il circolo.
Se mi chiedete chi fra Obama e la Clinton ha più abilità politica, e chi saprebbe amministrare meglio l'america, è la seconda a vincere; Obama al massimo è più bravo a parlare alla gente.
Certo, la Clinton ha votato a favore della guerra in Iraq, senza che vi fossero motivazioni plausibili o un serio dibattito, ma non è questo a condizionare la mia scelta.
Il fatto è che nella politica del giorno d'oggi, la capacità politica e il saper fare le cose conta solo fino a un certo punto; soprattutto se il cittadino medio (italiano o americano) vede il mondo e la politica è assai diversamente da come lo vediamo noi persone informate, istruite, e abituate a un fare un esame critico di ciò che sentiamo.
Prodi ha dato prova di capacità politiche a tenere in piedi per più di due anni una coalizione con dentro moltissimi mentecatti, e ha risanato l'economia italiana - ma non è riuscito a farsi apprezzare, né ridurre il disprezzo e la sfiducia di moltissimi italiani verso la politica, e nemmeno a far loro percepire i risultati positivi ottenuti dal suo governo.
Gli stati uniti potrebbero essere un grande paese, foss'anche per tutti i cervelli che importano, ma sono conciati pure peggio di noi.
A inizio 2007, il 50% degli americani pensava tutt'ora che Saddam fosse implicato nell'attentato dell'11 settembre, segno che la verità e i fatti hanno poca presa sui telespettatori.
La propaganda fomenta la paura del terrorista, del crimine, della recessione.
All'estero l'America è odiata da molti e disprezzata da quasi tutti gli altri - a ragione, peraltro. E quelli che l'ammirano e la citano come modello spesso si sbagliano, perché purtroppo oramai c'è ben poco di buono da imitare.
L'idea mia è che in una situazione come questa una persona come Obama possa fare di più per risollevare gli animi degli americani e l'immagine che gli stati uniti danno di sé sia all'interno che all'esterno dei loro confini.
Mi sembra che questo giovanotto, per quanto un po' vuoto, possa aiutare il paese a credere in se stesso e ad avere una visione più positiva della sua politica.
Alla fine, nel mondo mediatico in cui siamo, non importa che il presidente sia un un genio dell'economia o un Machiavelli della politica - alla mancanza di quei talenti possono supplire collaboratori competenti (e onesti) - quello che serve ora è un presidente che, oltre ad essere onesto e avere buoni fini, sappia anche parlare nel modo giusto.
Non è populismo, è psicologia - il morale è importantissimo per mandare avanti una nazione, proprio come lo è per una squadra sportiva.
In cima al suo sito Obama dice "vi chiedo di credere che voi potete cambiare l'america". E credo che in questo sia meglio lui della Clinton, e che sia proprio di questo che l'america ha bisogno.
Io sono contrario agli arringapopolo, che usano le loro capacità comunicative per i fini sbagliati e sottraggono alle folle l'utilizzo della loro ragione tramite inganni e artifici; ma non mi pare che Obama rientri in questa categoria - a differenza di Mr. B, che temo proprio sarà il nostro futuro presidente per cinque anni.
Spero di aver chiarito perché fra Clinton e Obama preferirei Obama come presidente degli stati uniti. Questo non vuol dire che Obama sia modello da imitare, ma solo che fra i due candidati democratici forti preferisco lui.
Veniamo ora al circolo del PD e al suo nome. Non è che "Barack Obama" mi sembri un gran nome, e lo ritengo in gran parte una trovata pubblicitaria (funzionante - se si fosse chiamato "Rosa Parks" o anche "Enzo Biagi" scommetto che nessuno di voi avrebbe risposto sul blog).
Io avrei preferito Tim (che è inglese, non americano!) ma non se lo sarebbe filato nessuno - figuratevi che persino in una classifica delle "50 persone più importanti per internet" l'avevamo messo solo al 47-esimo posto.
Fra le persone popolari al momento, Obama ha pur sempre un messaggio non tanto lontano da quello che anima il PD: portare un cambiamento positivo nella politica e - cosa essenziale e inscindibile - nella visione che i cittadini hanno della politica stessa; Carla Bruni è più bella e ugualmente popolare, ma non si adattava altrettanto tanto allo scopo.
Riguardo poi all'utilità del circolo on-line continuo ad essere un po' dubbioso, però se funzionerà sarà utile; quanto a me dubito che potrei mai avere voglia di andare frequentemente a un circolo di partito pisano in cui si parla di marxismo e zone a traffico limitato - mentre potrebbe piacermi discutere di politica non solo "a fondo perso" come facciamo ora qui.
Youtube e facebook sono solo delle perdite di tempo a scopo ricreativo, a mio parere, ma potrebbero aiutare a raggiungere persone più impervie alla parola scritta in nero su una pagina bianca - un po' come i film possono invogliare le persone a poi leggersi il libro.
E visto che la mia contro-risposta è lunga, tanto vale farla diventare un articolo.
Distinguiamo le due questioni:
a) chi vorrei che vincesse le elezioni in USA
b) come si doveva chiamare il circolo.
Se mi chiedete chi fra Obama e la Clinton ha più abilità politica, e chi saprebbe amministrare meglio l'america, è la seconda a vincere; Obama al massimo è più bravo a parlare alla gente.

Il fatto è che nella politica del giorno d'oggi, la capacità politica e il saper fare le cose conta solo fino a un certo punto; soprattutto se il cittadino medio (italiano o americano) vede il mondo e la politica è assai diversamente da come lo vediamo noi persone informate, istruite, e abituate a un fare un esame critico di ciò che sentiamo.
Prodi ha dato prova di capacità politiche a tenere in piedi per più di due anni una coalizione con dentro moltissimi mentecatti, e ha risanato l'economia italiana - ma non è riuscito a farsi apprezzare, né ridurre il disprezzo e la sfiducia di moltissimi italiani verso la politica, e nemmeno a far loro percepire i risultati positivi ottenuti dal suo governo.
Gli stati uniti potrebbero essere un grande paese, foss'anche per tutti i cervelli che importano, ma sono conciati pure peggio di noi.
A inizio 2007, il 50% degli americani pensava tutt'ora che Saddam fosse implicato nell'attentato dell'11 settembre, segno che la verità e i fatti hanno poca presa sui telespettatori.
La propaganda fomenta la paura del terrorista, del crimine, della recessione.
All'estero l'America è odiata da molti e disprezzata da quasi tutti gli altri - a ragione, peraltro. E quelli che l'ammirano e la citano come modello spesso si sbagliano, perché purtroppo oramai c'è ben poco di buono da imitare.
L'idea mia è che in una situazione come questa una persona come Obama possa fare di più per risollevare gli animi degli americani e l'immagine che gli stati uniti danno di sé sia all'interno che all'esterno dei loro confini.
Mi sembra che questo giovanotto, per quanto un po' vuoto, possa aiutare il paese a credere in se stesso e ad avere una visione più positiva della sua politica.
Alla fine, nel mondo mediatico in cui siamo, non importa che il presidente sia un un genio dell'economia o un Machiavelli della politica - alla mancanza di quei talenti possono supplire collaboratori competenti (e onesti) - quello che serve ora è un presidente che, oltre ad essere onesto e avere buoni fini, sappia anche parlare nel modo giusto.
Non è populismo, è psicologia - il morale è importantissimo per mandare avanti una nazione, proprio come lo è per una squadra sportiva.
In cima al suo sito Obama dice "vi chiedo di credere che voi potete cambiare l'america". E credo che in questo sia meglio lui della Clinton, e che sia proprio di questo che l'america ha bisogno.

Spero di aver chiarito perché fra Clinton e Obama preferirei Obama come presidente degli stati uniti. Questo non vuol dire che Obama sia modello da imitare, ma solo che fra i due candidati democratici forti preferisco lui.
Veniamo ora al circolo del PD e al suo nome. Non è che "Barack Obama" mi sembri un gran nome, e lo ritengo in gran parte una trovata pubblicitaria (funzionante - se si fosse chiamato "Rosa Parks" o anche "Enzo Biagi" scommetto che nessuno di voi avrebbe risposto sul blog).
Io avrei preferito Tim (che è inglese, non americano!) ma non se lo sarebbe filato nessuno - figuratevi che persino in una classifica delle "50 persone più importanti per internet" l'avevamo messo solo al 47-esimo posto.
Fra le persone popolari al momento, Obama ha pur sempre un messaggio non tanto lontano da quello che anima il PD: portare un cambiamento positivo nella politica e - cosa essenziale e inscindibile - nella visione che i cittadini hanno della politica stessa; Carla Bruni è più bella e ugualmente popolare, ma non si adattava altrettanto tanto allo scopo.
Riguardo poi all'utilità del circolo on-line continuo ad essere un po' dubbioso, però se funzionerà sarà utile; quanto a me dubito che potrei mai avere voglia di andare frequentemente a un circolo di partito pisano in cui si parla di marxismo e zone a traffico limitato - mentre potrebbe piacermi discutere di politica non solo "a fondo perso" come facciamo ora qui.
Youtube e facebook sono solo delle perdite di tempo a scopo ricreativo, a mio parere, ma potrebbero aiutare a raggiungere persone più impervie alla parola scritta in nero su una pagina bianca - un po' come i film possono invogliare le persone a poi leggersi il libro.
sabato 16 febbraio 2008
Tim e il PD


Una decina d'anni dopo lo stesso individuo, di nuovo al CERN, inventò il world wide web - destinato a lasciare il segno nella storia molto di più delle scoperte fatte al LEP.

Nel 2007 nasce il partito democratico, con la speranza di portare qualche cambiamento nella politica italiana.
Una proposta portata avanti da iMille, e che dovrebbe approdare oggi nello statuto del PD, è di permettere l'esistenza di "circoli on-line" di pari dignità rispetto ai normali circoli di partito sul territorio.
Non è chiaro se questa proposta andrà avanti, e se il progetto funzionerà davvero: collaborare con altre persone via internet è diverso rispetto a farlo dal vivo, e se i gruppi di lavoro virtuali funzionano per la fisica sperimentale non è detto che per la politica sia lo stesso... però noi ci proviamo comunque con il Circolo on-line Barack Obama.
Perché Obama? immagino già Lisa che protesta, dicendo che la Clinton saprebbe governare l'America meglio - fatto probabilmente vero: di sicuro sarebbe più brava ad amministrare l'America. La risposta breve è che la proposta "Obama" (da Luca Sofri) ha battuto "Rosa Parks" (da Ivan Scalfarotto) e "Tim Berners-Lee" (non ricordo da chi) per la maggior popolarità del senatore dell'Illinois rispetto agli altri due.
Prima o poi cercherò anche di spiegare veramente, a me stesso, a Lisa e ad eventuali altri lettori di questo blog, perché mi auguro che vinca Obama - nonostante la vacuità del suo programma - ma non era questo l'argomento del post.
Una curiosità: il sito del circolo on-line è stato messo in piedi quasi esclusivamente da fisici...
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