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giovedì 24 aprile 2008

Il PD persiste ma non convince

Dopo aver detto la mia sulla Sinistra Arcobaleno, veniamo al PD.

Non so se la frase del titolo - riferita al capitale invece che al PD - sia famosa anche altrove o se io l'abbia solo letta da qualche parte su un muro pisano, ma è adatta a descrivere il nostro risultato elettorale.

Confrontandosi con i risultati del 2006, il PD ha raccolto più o meno lo stesso consenso che avevano raccolto allora i partiti che sono confluiti in esso (e questo è ancora più vero se si considera PD + IdV e nel 2006 vi si aggiunge i Radicali).

Questo risultato ammette un'interpretazione banale (gli elettori sono rimasti gli stessi) che però è assai probabilmente falsa: il PD ha di sicuro assorbito una fetta degli elettori della defunta Sinistra Arcobaleno, anche oltre i pochi DS portati via da Mussi, ma non essendo cresciuto deve aver perso altri sostenitori altrove. Una stima più quantitativa, sul Sole 24 Ore di domenica scorsa, sosteneva che solo l'80% degli elettori del PD nel 2008 l'aveva sostenuto anche nel 2006 - un elettore su cinque è nuovo, e uno su cinque di quelli vecchi è andato perso.

Se il PD ha magari convinto più gente a sinistra, certo ha fallito dall'altro lato; questo può persino essere visto bene da chi teme un PD troppo di centro, ma la mia interpretazione è diversa.
Prendendo il discorso alla lontana, distinguiamo i due modi in cui un partito può allargare il bacino elettorale:
- il primo metodo consiste nell'allargare il suo programma per racchiudere un'area più vasta nello spazio delle opinioni politiche (che in prima approssimazione è l'asse sinistra-destra).
- il secondo consiste nel convincere delle persone a cambiare la propria opinione politica, a spostarsi nello spazio di cui sopra fino a riconoscersi nel programma del partito.
Chiaramente il primo metodo è più facile, e soprattutto più rapido, ma il risultato finale è un partito privo di una posizione chiara e tormentato dalla discordia interna - il precedente governo dell'Unione ne è un esempio.
Finita la digressione sui massimi sistemi, torniamo al caso specifico: se un PD che si espande al centro può essere qualcosa di negativo, un PD che attrae elettori dal centro verso un programma più di sinistra (sinistra progressista, ma sinistra) è qualcosa di positivo; e quindi dobbiamo rammaricarci se il PD non è riuscito a convincere l'elettorato di centro.

Difetti nel PD attuale ve ne sono molti, nonostante gli sforzi fatti in questi mesi: per esempio, nonostante si parli apertamente di onestà e di novità non mancano fra i candidati del partito persone con un passato discutibile, e di rinnovamento se n'è visto poco.
Un altro punto, probabilmente assai più critico per la sconfitta nel nord è la scarsa presenza sul territorio: la lega, che ha fatto la parte del leone fuori dalle grandi città, può contare su una rete di persone molto attive che dimostrano d'interessarsi della vita quotidiana dei suoi elettori, e porta avanti iniziative o proposte pratiche per risolvere i problemi locali. La sinistra tende a parlare solo di grandi ideali - dimenticando che alle persone importa anche del loro orticello. Se gli abitanti del nord ritengono di avere dei problemi, come ad esempio la sicurezza nelle città o l'immigrazione, la sinistra non può ignorare la cosa - e se non può e non deve proporre soluzioni leghiste (basate difendere il propri contro gli altri), non offrire alcuna risposta porta inevitabilmente a perdere consenso.

Il PD ha perso, ma non per questo non può mostrare agli italiani cosa può fare quando è al governo: molte amministrazioni locali sono tuttora a governate dal centro-sinistra, e un buon lavoro là può essere proposto come esempio per tutta la nazione; in questo però bisogna anche cercare, quando possibile, di distinguersi anche con scelte più coraggiose - tanto per intendersi, scelte da PD, non da Unione.

Di sicuro c'è molto lavoro da fare per portare il PD a poter conquistare una vittoria elettorale fra cinque anni, ed è un lavoro che richiede anche tanta pazienza - se vogliamo convincere le persone a cambiare idea occorre dargli tempo, la montagna magari verrà anche da Maometto, ma certo non di corsa.
Un problema serio da questo punto di vista è come raggiungere le persone fuori dall'elettorato del PD, visto che probabilmente una grossa frazione di esse usa canali d'informazione diversi da quelli del centrosinistra (mediaset invece della rai, gazzetta dello sport invece di repubblica/corriere, ...), e quindi difficilmente verrà influenzata da ciò che si dice solo su canali di sinistra: per quanto Travaglio possa scrivere peste e corna del Cainano(sic.), difficilmente eventuali elettrici femministe del centro destra verranno a sapere da lui che Berlusconi ha dichiarato di prevedere difficoltà per Zapatero visto che ci sono "troppe donne nel suo governo".

Cinque anni sono tanti - vedremo.

lunedì 21 aprile 2008

Alla fine dell'arcobaleno

Iniziamo la serie di post di commento al risultato elettorale partendo dal fenomeno più chiaro: la sconfitta della sinistra arcobaleno, che ha perso quasi tre quarti dei suoi elettori in due anni ed è quindi scomparsa dal parlamento.

Le ragioni di questa fatale emorragia di voti sono tante, ma si possono riassumere nel fatto che il SA aveva perso la sua funzione - era diventata inutile.
Inutile perché dichiaratamente non intenzionata a fare un'azione politica costruttiva; inutile perché lontana dal mondo reale dei lavoratori, arroccata nelle sue antiche posizioni basate su uno scenario economico sorpassato da decenni; inutile perché sostenitrice di una politica ambientale del "no a tutto" fingendo di ignorare quali sono le conseguenze di questa intransigenza sul mondo reale.
E quindi non c'è troppo da sorprendersi se il suo elettorato è stato intercettato da altri partiti più costruttivi o più inseriti nel tessuto sociale del paese, o è andato perso in un'astensione di protesta.

Ora, dopo questo duro scontro con la realtà, è il caso che SA e i suoi sostenitori riflettano su quale è la loro strada. Di possibilità ne hanno davanti diverse:
- darsi alla politica costruttiva, riportandosi al passo con i tempi nella loro visione del mondo e ritornando a rivestire il ruolo di rappresentanti dei lavoratori e dei ceti più deboli.
- continuare il loro ruolo critico, un controcanto che ricordi alla gente di non riporre troppa fiducia nelle "magnifiche sorti e progressive". Questo ruolo è utile alla società, ma non può essere rivestito da un partito politico, che deve invece cercare di ottenere il meglio fra le alternative concretamente realizzabili; che fondino piuttosto un movimento d'opinione, si facciano sentire, ma non sperino di ottenere dei voti in questo modo.
- stringersi nelle loro posizioni di unici detentori della verità, e continuare a raggranellare una piccola quota di voti da idealisti nostalgici.

Da parte mia spero che dalle ceneri rinasca presto, ma senza troppa fretta, qualcosa di nuovo e più positivo, con cui si possa dialogare serenamente e anche pensare di costruire un programma politico costruttivo per gli anni a venire.