martedì 29 aprile 2008

Farsi sentire

Vi segnalo rapidamente questa discussione in corso sul circolo online del PD, intitolata "dobbiamo farci sentire". Ce n'e' anche una interessante sul blog de iMille nei commenti al post "lezioni di tedesco".

Tutto sbagliato.

Ero indeciso su come intitolare la mia prima riflessione seria su questo 28 aprile romano che sembra un 28 ottobre. "L'hanno fatto nero", "L'uomo sbagliato e il momento sbagliato", "E mo v'o pijate", "Tanto peggio tanto meglio?", "A Roma è già ottobre", ...

Peter Gomez presenta la sconfitta del PD quasi come una cosa positiva, perché così finalmente la segreteria del partito capirà che non deve candidare certa gente - come se l'unico modo di capire le cose fosse di sbagliare e farsi male.

Il gruppo dirigente del PD può di sicuro sbagliare, ma non gioca per perdere: chiunque abbia preso o ratificato la decisione finale sul candidare Rutelli l'ha fatto perché pensava che fosse la mossa giusta, che Rutelli fosse il candidato migliore che il PD potesse presentare.

Ora, può darsi davvero che Rutelli fosse il miglior candidato che avessimo a disposizione, ma vista la deludente figura fatta questo significherebbe solo che dobbiamo procurarcene altri; prendere candidati nuovi, e prepararli adeguatamente.

Sentendo invece gli umori di un po' di persone, pare però che Rutelli non fosse esattevolmente il candidato adatto, e idem dicasi per il suo programma. Se così è, non è semplicemente un'errore e una sconfitta per la segreteria del partito: hanno sbagliato tutti e hanno perso tutti, a partire dai semplici cittadini, che dovevano far capire prima e più chiaramente la loro posizione e che ora si troveranno Alemanno, passando per gli iscritti e la rete locale del PD (che doveva fare da tramite fra la gente e la stanza dei bottoni) e i grandi capi.
Se Rutelli non era la persona giusta, bisognava accorgersene prima di candidarlo; o se, distratti dalle elezioni nazionali, ce ne fossimo accorti solo qualche settimana fa, bisognava fare il possibile per correggere l'errore - per esempio affiancandogli altre persone migliori e facendo capire chiaramente che a queste persone sarebbe stati dati ruoli pubblici di grande importanza nell'amministrazione (vicesindaci, assessori importanti, ...).
Se il suo programma era sbagliato o incompleto, bisognava capirlo prima e lavorarci a fondo per renderlo migliore - e se possibile sufficiente a vincere.

A quanto pare, nonostante il PD stia facendo qualche sforzo al riguardo, la comunicazione fra l'elettorato e chi prende le decisioni a nome del partito è ancora assai carente.

lunedì 28 aprile 2008

Avolte ritornano!



Aggiornamento: ebbene si, avolte ritornano.

Romani, amici, cittadini, ... passi non essere di sinistra, ma proprio fascisti dovete essere?

Perché nel nostro paese la destra deve contenere elementi come Berlusconi, Bossi o ex picchiatori fascisti? Sarà solo la mia impressione, o personalità della destra tipo Thatcher, Chirac, Sarkozy o magari persino Aznar sono meglio di quelli che abbiamo noi?

sabato 26 aprile 2008

Se il vento fischiava, ora ...

Suppongo diversi di voi abbiano ascoltato almeno una volta e probabilmente anche cantato uno degli inni del '68, "Contessa", in cui si dice
Se il vento fischiava ora fischia più forte...
Qualche tempo fa io pensavo che non ci fosse più bisogno del vento, che si potesse dare per scontato che il fascismo era stato negativo e che nessuna persona seria potesse davvero dirsi fascista - al massimo un po' di ragazzini o ultras della Lazio, senza capire di cosa stanno parlando, alcuni spiritosi così come provocazione intellettuale (che so, magari anche Oscar Wilde avrebbe potuto farlo un giorno per gioco) o poche teste di c...o che possono venire ignorate: Fini aveva chiaramente detto che AN era un partito di destra ma non fascista, e a parte pochi idioti gli altri lo avevano accettato.
Non mi sono nemmeno scandalizzato che il manifesto del PD non citasse fra i suoi valori l'antifascismo, pensando che in fondo se uno si richiama ai diritti universali dell'uomo, ai valori della democrazia e simili non può che essere antifascista; e quindi trattandosi di qualcosa di riferito al passato, non c'era tutto questo bisogno di ribadirlo esplicitamente.

Però di questi tempi sto iniziano a pensare che di vento ce n'è ancora bisogno: intanto c'è "la Destra", partito quasi dichiaratamente fascista ma che viene considerato seriamente e non alla stregua di quegli idioti di Forza Nuova; poi un partito di maggioranza e che dovrebbe essere moderno e liberale, il PdL, candida un fascista dichiarato nelle sue liste - e viene pure eletto; Roma rischia davvero d'avere un sindaco ex picchiatore dell'MSI (certo se il PD candidava qualcuno di più decente di Rutelli era meglio); infine il nostro, ahimè, futuro presidente del consiglio ha deciso di trascorrere il 25 aprile proprio con il suo onorevole fascista (La vignetta su Repubblica recita: "Berlusconi trascorre il 25 aprile con un fascista, Ciarrapico" / "Mi sa che anche Ciarrapico trascorrerà il 25 aprile con un fascista")

C'è ancora bisogno di un po' di antifascismo, per quanto possa sembrare retorico e obsoleto.

giovedì 24 aprile 2008

Il PD persiste ma non convince

Dopo aver detto la mia sulla Sinistra Arcobaleno, veniamo al PD.

Non so se la frase del titolo - riferita al capitale invece che al PD - sia famosa anche altrove o se io l'abbia solo letta da qualche parte su un muro pisano, ma è adatta a descrivere il nostro risultato elettorale.

Confrontandosi con i risultati del 2006, il PD ha raccolto più o meno lo stesso consenso che avevano raccolto allora i partiti che sono confluiti in esso (e questo è ancora più vero se si considera PD + IdV e nel 2006 vi si aggiunge i Radicali).

Questo risultato ammette un'interpretazione banale (gli elettori sono rimasti gli stessi) che però è assai probabilmente falsa: il PD ha di sicuro assorbito una fetta degli elettori della defunta Sinistra Arcobaleno, anche oltre i pochi DS portati via da Mussi, ma non essendo cresciuto deve aver perso altri sostenitori altrove. Una stima più quantitativa, sul Sole 24 Ore di domenica scorsa, sosteneva che solo l'80% degli elettori del PD nel 2008 l'aveva sostenuto anche nel 2006 - un elettore su cinque è nuovo, e uno su cinque di quelli vecchi è andato perso.

Se il PD ha magari convinto più gente a sinistra, certo ha fallito dall'altro lato; questo può persino essere visto bene da chi teme un PD troppo di centro, ma la mia interpretazione è diversa.
Prendendo il discorso alla lontana, distinguiamo i due modi in cui un partito può allargare il bacino elettorale:
- il primo metodo consiste nell'allargare il suo programma per racchiudere un'area più vasta nello spazio delle opinioni politiche (che in prima approssimazione è l'asse sinistra-destra).
- il secondo consiste nel convincere delle persone a cambiare la propria opinione politica, a spostarsi nello spazio di cui sopra fino a riconoscersi nel programma del partito.
Chiaramente il primo metodo è più facile, e soprattutto più rapido, ma il risultato finale è un partito privo di una posizione chiara e tormentato dalla discordia interna - il precedente governo dell'Unione ne è un esempio.
Finita la digressione sui massimi sistemi, torniamo al caso specifico: se un PD che si espande al centro può essere qualcosa di negativo, un PD che attrae elettori dal centro verso un programma più di sinistra (sinistra progressista, ma sinistra) è qualcosa di positivo; e quindi dobbiamo rammaricarci se il PD non è riuscito a convincere l'elettorato di centro.

Difetti nel PD attuale ve ne sono molti, nonostante gli sforzi fatti in questi mesi: per esempio, nonostante si parli apertamente di onestà e di novità non mancano fra i candidati del partito persone con un passato discutibile, e di rinnovamento se n'è visto poco.
Un altro punto, probabilmente assai più critico per la sconfitta nel nord è la scarsa presenza sul territorio: la lega, che ha fatto la parte del leone fuori dalle grandi città, può contare su una rete di persone molto attive che dimostrano d'interessarsi della vita quotidiana dei suoi elettori, e porta avanti iniziative o proposte pratiche per risolvere i problemi locali. La sinistra tende a parlare solo di grandi ideali - dimenticando che alle persone importa anche del loro orticello. Se gli abitanti del nord ritengono di avere dei problemi, come ad esempio la sicurezza nelle città o l'immigrazione, la sinistra non può ignorare la cosa - e se non può e non deve proporre soluzioni leghiste (basate difendere il propri contro gli altri), non offrire alcuna risposta porta inevitabilmente a perdere consenso.

Il PD ha perso, ma non per questo non può mostrare agli italiani cosa può fare quando è al governo: molte amministrazioni locali sono tuttora a governate dal centro-sinistra, e un buon lavoro là può essere proposto come esempio per tutta la nazione; in questo però bisogna anche cercare, quando possibile, di distinguersi anche con scelte più coraggiose - tanto per intendersi, scelte da PD, non da Unione.

Di sicuro c'è molto lavoro da fare per portare il PD a poter conquistare una vittoria elettorale fra cinque anni, ed è un lavoro che richiede anche tanta pazienza - se vogliamo convincere le persone a cambiare idea occorre dargli tempo, la montagna magari verrà anche da Maometto, ma certo non di corsa.
Un problema serio da questo punto di vista è come raggiungere le persone fuori dall'elettorato del PD, visto che probabilmente una grossa frazione di esse usa canali d'informazione diversi da quelli del centrosinistra (mediaset invece della rai, gazzetta dello sport invece di repubblica/corriere, ...), e quindi difficilmente verrà influenzata da ciò che si dice solo su canali di sinistra: per quanto Travaglio possa scrivere peste e corna del Cainano(sic.), difficilmente eventuali elettrici femministe del centro destra verranno a sapere da lui che Berlusconi ha dichiarato di prevedere difficoltà per Zapatero visto che ci sono "troppe donne nel suo governo".

Cinque anni sono tanti - vedremo.

lunedì 21 aprile 2008

Alla fine dell'arcobaleno

Iniziamo la serie di post di commento al risultato elettorale partendo dal fenomeno più chiaro: la sconfitta della sinistra arcobaleno, che ha perso quasi tre quarti dei suoi elettori in due anni ed è quindi scomparsa dal parlamento.

Le ragioni di questa fatale emorragia di voti sono tante, ma si possono riassumere nel fatto che il SA aveva perso la sua funzione - era diventata inutile.
Inutile perché dichiaratamente non intenzionata a fare un'azione politica costruttiva; inutile perché lontana dal mondo reale dei lavoratori, arroccata nelle sue antiche posizioni basate su uno scenario economico sorpassato da decenni; inutile perché sostenitrice di una politica ambientale del "no a tutto" fingendo di ignorare quali sono le conseguenze di questa intransigenza sul mondo reale.
E quindi non c'è troppo da sorprendersi se il suo elettorato è stato intercettato da altri partiti più costruttivi o più inseriti nel tessuto sociale del paese, o è andato perso in un'astensione di protesta.

Ora, dopo questo duro scontro con la realtà, è il caso che SA e i suoi sostenitori riflettano su quale è la loro strada. Di possibilità ne hanno davanti diverse:
- darsi alla politica costruttiva, riportandosi al passo con i tempi nella loro visione del mondo e ritornando a rivestire il ruolo di rappresentanti dei lavoratori e dei ceti più deboli.
- continuare il loro ruolo critico, un controcanto che ricordi alla gente di non riporre troppa fiducia nelle "magnifiche sorti e progressive". Questo ruolo è utile alla società, ma non può essere rivestito da un partito politico, che deve invece cercare di ottenere il meglio fra le alternative concretamente realizzabili; che fondino piuttosto un movimento d'opinione, si facciano sentire, ma non sperino di ottenere dei voti in questo modo.
- stringersi nelle loro posizioni di unici detentori della verità, e continuare a raggranellare una piccola quota di voti da idealisti nostalgici.

Da parte mia spero che dalle ceneri rinasca presto, ma senza troppa fretta, qualcosa di nuovo e più positivo, con cui si possa dialogare serenamente e anche pensare di costruire un programma politico costruttivo per gli anni a venire.

lunedì 14 aprile 2008

perdemmo

Ce lo aspettavamo, ma s'è perso - e anche abbastanza male.
E poi, i barbari della Lega hanno fatto il sacco di Roma.
I commenti e i progetti per il futuro un'altra volta.

sabato 12 aprile 2008

Domani!? ma non ho ancora finito di costruirlo...

Anche se il progetto di costruire un partito davvero "nuovo" è solo agli inizi, siamo già chiamati a giudizio.

[modello realizzato con MLCad, poi ritoccato con GIMP e Adobe Photoshop Elements - che la Sony regala con i suoi pc]

giovedì 10 aprile 2008

Il voto invisibile di Sartori

Sulla prima pagina del corriere della sera (edizione cartacea) di oggi, c'e' un articoletto di Giovanni Sartori intitolato qualcosa tipo "voto di sfiducia costruttivo".

Io non conosco molto tale Sartori, non mi ricordo nemmeno se Berselli lo classificasse fra i "grandi maestri" o fra i "soliti stronzi", pero' l'articolo merita un commento...

Il Sartorius inizia sostenendo che l'astensione per protesta non se la fila nessuno: negli altri paesi l'affluenza alle urne è molto più bassa, quindi nessuno si riterrebbe sconfitto se l'affluenza scendesse anche qui; e su questo non gli do torto, anche se poi vorrei approfondire il 'problema' degli indecisi.

La continuazione però è divertente: visto che si può fare il voto disgiunto, votare una lista alla camera e una al senato, il nostro opinionista propone di votare apposta due schieramenti diversi in modo che - dice lui - i due voti si cancellino a vicenda e che sia come non votare, ma senza far calare l'affluenza alle urne.

Questo 'voto disgiunto di protesta' che propone lui non e' inutile ... e' invisibile!
Se dieci milioni di italiani seguono i consigli suoi e votano alla camera il PD e al senato il PdL o viceversa, il risultato sono cinque milioni di voti validi a camera e senato per entrambi i partiti, come se gli elettori avessero votato in modo coerente, ma fossero divisi a meta' fra i due schieramenti.

Mi sorge persino il sospetto che Sartori si sia reso conto di questo, e abbia scritto l'articolo comunque per neutralizzare un po' di voti di protesta facendoli diventare invisibili...

martedì 8 aprile 2008

Pechino 2008: COSA volete spegnere?

Alla fine i manifestanti sono riusciti nel loro intento: bloccare e spegnere la fiaccola olimpica. Contenti?
Io no: sempre meglio di quando l'hanno spenta quelli della no-tav, però la fiaccola olimpica spenta mi fa una grande tristezza...

Io sono d'accordo con l'organizzare manifestazioni (pacifiche) contro quanto sta accadendo in Tibet, e anche nello sfruttare la cornice mediatica delle olimpiadi per farle risaltare; e quindi mi va benissimo che si manifesti lungo il percorso della fiaccola olimpica.
Io sono anche d'accordo nel chiedere che i nostri capi di stato e ministri facciano capire chiaramente al governo cinese che si deve comportare diversamente - e non solo in Tibet - se vuole essere considerato un governo democratico e non un regime.
E sono pure d'accordo che il CIO colga l'occasione per esprimersi contro quanto accade in Tibet, cosi' contrario agli ideali di pace e fratellanza che animano le olimpiadi, e che magari collabori persino alla mediazione; e infatti cosi' sta avvenendo.


Ma, oltre a non avere nulla contro la maggior parte dei Cinesi, che penso farebbero volentieri a meno del regime e delle sommosse in Tibet, non ho nulla contro le olimpiadi.
Le olimpiadi, come ho già detto, sono per me qualcosa di positivo, ovunque esse vengano fatte - anche se le stessimo facendo dentro il covo di Bin Laden; dentro lo stadio sono tutti atleti liberi e uguali, in competizione ma non in guerra.
Certo, sarebbe stato meglio scegliere un'altra nazione, ma questo non cambia le cose.


Trovo profondamente sbagliato che i manifestanti vogliano bloccare la fiaccola olimpica, che vi siano scontri violenti con la polizia. E' completamente sbagliato: chi e' contro le violazioni dei diritti umani, contro le guerre e contro la violenza, dovrebbe portare avanti la fiaccola, non spegnerla. Portatela piuttosto accesa davanti all'ambasciata cinese assieme a uno striscione "le olimpiadi sono per la pace - fermate le violenze in Tibet" o simili.

Scusate, ma se non ci fossero le olimpiadi cambierebbe qualcosa nella vostra posizione sull'operato del governo cinese, su cosa accade in Tibet e sulle violazioni dei diritti umani in Cina? Spero di no.

domenica 6 aprile 2008

PD: perché bisogna provarci

Manca una settimana alle elezioni - fra sette giorni sapremo quale sarà il destino del nostro paese nei prossimi anni; o meglio, fra sette giorni daremo il nostro contributo a decidere quale sarà il destino del nostro paese nei prossimi anni.

Nonostante si torni alle urne con la legge porcata, la situazione politica è cambiata visibilmente: l'altra volta c'erano due grosse coalizioni ciascuna intorno al 50% dei voti; ora c'è il grosso blocco un po' eterogeneo del centro destra (FI+AN+Lega), il PD "quasi da solo", e tre o quattro blocchi minori (sinistra arcobaleno, udc, rosa bianca, la destra).

Ci sono diversi scenari possibili, ma la cosa più probabile è che centrodestra e centrosinistra prendano la maggior parte dei voti, con ahimé il centrodestra in vantaggio, e i vari partitini riescano a far passare una piccola rappresentanza almeno alla camera.
E a questo punto siamo di nuovo al problema di come costruire un governo (a meno che il PdL riesca a governare da solo, senza né centro né destra) mettendo assieme coalizioni eterogenee, però il potere di ricatto dei partitini dovrebbe essere ridotto rispetto alle ultime elezioni.
La situazione si complicherebbe parecchio se sinistra più centrosinistra superassero il 50%, cosa assai improbabile, perché a quel punto Mr. B non potrebbe governare nemmeno raccogliendo a sé il centro e la destra...

Però il perdersi in queste speculazioni è inutile ora, passiamo a discussioni più serie.

L'attuale governo dell'Unione ha ottenuto alcuni buoni risultati, anche se il ritorno di popolarità è stato minimo, ma aveva un problema di fondamenta: per scongiurare la vittoria di Mr. B s'era assembrata una coalizione assolutamente incoerente, con radicali e ultracattolici, un sinistra così massimalista da voler cambiare l'accordo sul welfare da loro stessi avevano firmato e approvato anche dal referendum fra i lavoratori, Mastella l'equivoco (a essere gentili), Dini in continua polemica, ... non c'è da meravigliarsi se il programma fosse di 280 pagine e dicesse tutto e l'opposto di tutto.

Questa volta c'è stato a sinistra un cambiamento di tendenza, che io giudico positivo: s'è prima deciso un programma - più corto e più coraggioso, contenente anche affermazioni non condivisibili da tutti - e poi s'è formato un piccolo gruppo attorno ad esso (PD con i radicali, più l'IdV). Se poi il gruppetto potesse anche vincere, sarebbe una gran mossa, mentre così è di più problematica intepretazione.

Mi pare inutile lanciare un'appello contro Mr. B - tutti lo conoscete già - però la ragione per andare a votare non è quella di combattere il cavaliere ed evitare che il lato oscuro abbia il sopravvento. Questo l'abbiamo già fatto troppe volte, magari con il naso turato e non sempre vincendo.

La ragione per andare a votare - e votare il PD - è che rappresenta un tentativo di fare qualcosa di meglio nella politica italiana; un tentativo che, se non riceve sostegno, rischia di finire nel nulla.

Non voglio spacciarvi il PD per quello che non è: ci sono ancora un sacco di ombre, punti non chiari, dinosauri della politica, clientele, alcuni personaggi dal passato oscuro, problematiche irrisolte anche su temi chiave tipo la laicità
Però rappresenta pur sempre un passo avanti, sia sul piano dei programmi che su quello delle persone (un po' di facce nuove e giovani in più). Il problema è che per cambiare serve il sostegno: i partiti non giocano per perdere (di solito), e fin tanto che i candidati d'apparato raccolgono più consenso degli outsider è quelli che troveremo in parlamento. You get what you ask for (even if it's not what you want), così funziona la democrazia: per questo bisogna darsi da fare, sia con il voto che con le altre forme di partecipazione (circoli territoriali o virtuali, discussioni e raccolte di firme, manifestazioni, lettere, ...).
L'astensionismo, il voto di protesta o simili non portano nulla
, e del resto non sono facili da interpretare (come può il PD capire che "alcuni dei suoi potenziali elettori hanno votato scheda bianca perché avrebbero voluto una posizione più decisa sul campo dei finanziamenti alla ricerca e sulla tutela delle coppie di fatto"?).
Sarebbe bello se non ci fosse bisogno di fare nulla, se la politica funzionasse bene da sola; però visto che non è così, non serve solo lamentarsi, occorre darsi da fare. Se volete lamentarvi, fatelo con i partiti di cui può interessarvi qualcosa, in modo che possano tenerne conto davvero.

Magari non si vince, ma quantomeno si prova a vincere con dignità - speriamo alla peggio di perdere con dignità.