giovedì 26 luglio 2007

Es hora de marxar d'aqui

Si parte da Pisa, è ora!

La prima destinazione è Lavinio, dove si trova ora in vacanza la metà paterna della mia famiglia, una piccola cittadina sul mare a sud di Roma, vicino ad Anzio (where "the tigers broke free"), Poi, dopo un brevissimo passaggio di nuovo da Pisa lunedì per recuperare le valigie, Genova, forse un po' di Val d'Aosta e poi un giro nel nord del regno unito (yorkshire, dintorni di newcastle e vallo d'adriano ed edinburgo).
Tutto questo, purtroppo, con gli esercizi di Sagnotti ad accompagnarmi.

Per chi è di qua, ci si rivede i primissimi di settembre a dare una mano a correggere le diverse centinaia di scritti d'ammissione al prim'anno.

Have a nice time, fatevi delle buone vacanze.

Giovanni

mercoledì 18 luglio 2007

All you have to do is follow the worms.

"Would you like to see Britannia
Rule again, my friend?
All you have to do is follow the worms."

[Pink Floyd, "Waiting for the worms", da The Wall]

Riagganciandomi al vecchio post prima del discorso di veltroni dovrei cercare di dire cosa ne penso del fatto che iMille abbiano deciso di seguire il bruco. Su mailing list e blog associati c'è stato un gran casino, anche perché c'era ancora la gente a discutere se appoggiare o meno la candidatura di Adinolfi, o quelle di altri (trovate un po' di referenze nel blog di Lisa, come al solito) e poi dal nulla è giunta una email dal "portavoce de iMille" dicendo che "iMille hanno deciso di sostenere Veltroni"; Il metodo, quantomeno, ha lasciato molto a desiderare.

Veltroni?

Iniziamo con una distinzione fondamentale: candidato vero o candidato "di principio" ?
  • Un candidato di principio poteva essere qualcuno de iMille tipo Scalfarotto, o Adinolfi (che però ha deciso di candidarsi per i cavoli suoi prima che iMille decidessero di sostenere Veltroni, "mother superior jumped the gun"), o un'esterno "alternativo" tipo Capezzone.
    Ma a cosa serviva, a parte a fare un po' di notizia e a pubblicizzare un po' le proprie idee? e non ci sono altri modi per ottenere lo stesso? anche perché poi, cosa ne concludi quando non vinci? che le tue idee erano sbagliate o solo che non contavi abbastanza? e questo avrebbe aiutato a far entrare quelle idee nel PD?
    Certo, però puoi sostenere che proponi qualcosa di diverso.
  • Un candidato vero doveva essere qualcuno in grado di vincere. Dopo di che, avendo contributo solo a una frazione minima dei voti, iMille potrebbero non ottenerne nulla comunque: "ciao Walter, noi ti abbiamo sostenuto; fai la riforma dell'università che vorremmo noi?"?
    Ci guadagni di pragmatismo, ma ti banalizzi.
Beh, tesi-antitesi-sintesi, secondo me un candidato di principio serve a "dire" e non a "fare". E io spero che iMille vogliano fare. Quindi meglio appoggiare un buon candidato, e cercare dall'interno del PD di far valere le proprie idee e il proprio talento, senza proporsi come "alternativa" visto che alla fine iMille non sono una forza politica ma solo un po' di persone di talento e buona volontà.

Veniamo quindi ai candidati veri a parte il bruco.
- Enrico Letta. Nella mia ignoranza non so quasi nemmeno chi sia; farò delle ricerche al riguardo (google sembra un po' carente: 41enne, pisano, ex santannino, margherita, ex giovani della DC)... forse era il candidato buono, forse no ... ma non s'è ancora candidato.
- Furio Colombo. Il suo progetto di governo consiste solo nell'antiberlusconismo? ... spero di no, l'antiberlusconismo alla peggio può essere un progetto d'opposizione: si governa "per l'italia", non "contro" qualcuno.
- Rosy Bindi. Fosse Segolene Royal sarebbe un altro discorso, ma così non mi pare una grande idea.

Insomma, alla fine va bene anche il bruco.

E soprattutto, non è quello il punto.

Quello che conta, è raccogliere delle buone idee, delle energie fresche e gente in gamba e con voglia di fare; come si sta già facendo. E poi mettere a frutto quanto raccolto, altrimenti è inutile esercizio accademico; e per fare questo bisogna, a mio parere, agire da dentro il PD, non mettersi a polemizzare da fuori.
Forse ho un po' troppa fiducia nel funzionamento dei partiti, ma anche se la meritocrazia non impera sovrana in questo mondo, credo le buone idee possono farsi strada.

Così magari si finisce a fare come Cavour e non come Garibadi, e quindi forse iMille dovranno ribattezzarsi, ma del resto un vero Garibaldi non c'è, e senza di lui i mille avrebbero fatto ben poco; e poi Garibaldi non era famoso per la politica ... e qui c'è da costruire un partito, non da strappare il sud Italia dalle mani dei Borboni.

Any color you like

In risposta al post di Lisa, metto anch'io la mappina con la mia collocazione politica secondo voisietequi.it ; provate anche voi e fatemi sapere (si tratta di rispondere a 25 domande, tempo 10 minuti al massimo).
A posteriori potete vedere le risposte dei diversi partiti politici, che potrebbero aiutarvi a capire perché siete finiti proprio là.

Quanto a me, tralasciando l'UDEUR di cui non conosco le posizioni, non sono troppo sorpreso di trovarmi abbastanza equidistante fra estrema sinistra e margherita, abbastanza vicino ai DS e ai radicali (che però non mi danno questa gran fiducia sul piano politico), e ben lontano dal centro-destra. La vicinanza a radicali e dipietristi non tiene però conto della scarsa fiducia che pongo in loro come partito politico, perché questo non traspare dalle domande.

Riforma elettorale?

Cosa posso dire della discussione sulla riforma elettorale, senza cadere troppo nella fantapolitica, e senza concedere nulla all'antipolitica che disapprovo fortemente ?

Partiamo dall'articolo in prima pagina sul Corriere della Sera di martedì (ieri): qualcuno, di cui cercherò di scoprire il nome, chiedeva alla legge elettorale tre cose:
- eliminare gli estremisti, che impediscono al governo di governare.
- mantenere il bipolarismo, cioè evitare il "grande centro", in modo che gli elettori possano mandare a casa il governo alle elezioni; con una forte coalizione di centro il ricambio, e quindi il controllo da parte dell'elettorato, diventerebbe impossibile, in quanto gli avversari sarebbero divisi in due ali talmente lontane come idee da non potersi unire neanche contro un nemico comune.
- garantire la governabilità dando un largo premio di maggioranza al partito più votato.
In sostanza, quello che proponeva era uno scenario in cui due partiti, uno di centro-sinistra (PD) e uno di centro-destra si alternano al potere, ma solo su una scala di cinque anni.

Rifletteteci un po', ... tenendo conto che qui non si parla solo del governo, ma anche del parlamento (a quanto pare il concetto illuministico di separazione dei poteri fra legislativo ed esecutivo non viene troppo considerato), prima di leggere oltre.

Io non sono un estremista, né voglio il grande centro, e credo che il governo debba poter governare ... ma comunque quello che si sta chiedendo qui non mi piace poi tanto, a parte per l'evitare il centro.
Teniamo conto che in Italia ci sono molte persone che votano i partiti estremi (altrimenti il problema non si porrebbe); possiamo ritenere che sia sbagliato, che i partiti "d'opposizione" non abbiano senso, ma siamo in una democrazia, e se la gente li vuole mi pare sbagliato sopprimerli.
Poi teniamo anche conto che, stando ai sondaggi, le oscillazioni fra quanti votano il centro-sinistra e il centro-destra alle diverse elezioni sono spesso piccole, dominate dagli 'indecisi'. Dare il potere (o meglio, i poteri legislativo ed esecutivo) assoluto a una delle parti solo perché in quel dato momento aveva il 51% è un po' come trasformare la democrazia nella "dittatura del 50% più uno".

Ma il governo deve poter governare, questo è indubbio.

Cosa fare, quindi?

Se ci fosse un po' di responsabilità da parte dei politici, secondo me ci vorrebbe un sistema per cui:
- il parlamento rappresenta genuinamente le opinioni degli italiani, quindi gli estremisti hanno i loro seggi, e centro-sinistra e centro-destra si dividono quasi equamente i posti ... ma tutti quanti cercano di fare le leggi, e non di ostacolarsi; intanto, se attingi puoi attingere a tutto il parlamento e non solo al 51% dato dalla coalizione di governo, la maggioranza necessaria per fare le leggi la trovi: non è che il 100% del 49% degli italiani, che hanno votato per Berlusconi alle ultime elezioni, sono contrari a tutto quello che un centro-sinistra possa proporre.
Questo non è un bieco compromesso, uno scambio di favori, inciucio, una perdita di dignità, una "palude"... se, tanto per fare un esempio, ci fosse una maggioranza di Italiani a favore dei diritti dei conviventi (cosa che spero sia vera), sarebbe giusto fare la legge anche se questa maggioranza fosse sparpagliata sull'asse destra-sinistra in base a cui classifichiamo (in modo riduttivo) la politica.
- il governo, invece, viene mantenuto stabile con qualche meccanismo tipo quelli che ci sono nel resto d'Europa e del mondo dove, come si può scoprire informandosi un po', non serve affatto avere una larga maggioranza nel parlamento per governare.

Ora passiamo a qualche considerazione che mi fa ritenere che se si mantiene l'attuale mentalità (bipolarismo del "muro contro muro", partiti "d'opposizione", scarso pragmatismo) non si conclude quasi nulla comunque anche con una legge elettorale "da colpo di stato" (a parte il "grande centro", che non vogliamo).
Il problema dei piccoli partiti è, almeno parzialmente, il problema della pluralità di opinioni... o togli potere a qualcuna, o le tieni tutte e lasci che si litighino; se poni i quattro partitelli d'estrema sinistra (prc, pdci, verdi, e l'sd di mussi) di fronte alla scelta "o vi unite o siete morti", fonderanno un unico partito ("il partito dei disuniti"? in fondo, ce n'è l'accademia) per passare lo sbarramento e poi quel partito non sarà in grado di avere una posizione unitaria (come forse il PD, come faticano a fare DS e Margherita ... insomma, quasi tutti i partiti grandi che non sottostanno al potere di un unico capo tipo Berlusconi)
C'è poi il problema della governabilità: immaginiamo per un attimo che l'Unione, invece di avere il 50.1% dei voti abbia il 60% (una buona maggioranza). Beh, se riuscissero a raccogliere solo l'80% dei propri voti su una legge (p.es. sulle pensioni) perché a qualcuno non va bene, finirebbero al 48%, che non basta senza il voto favorevole dell'opposizione. Andiamo oltre con l'immaginazione: se una legge bulgara gli fornisse il 70% dei seggi, comunque non basterebbe il 70% dei consensi interni per avere la maggioranza. In sostanza, finché esiste il diritto al dissenso dentro una coalizione (o dentro un partito, poco cambia), è dura cavarci qualcosa se non puoi appoggiarti a voti che vengono da fuori della coalizione.
Ma vogliamo togliere il diritto al dissenso? io direi si al dissenso in parlamento, a patto che sia costruttivo; e no al dissenso nel governo (capisco che chiunque voglia più soldi e che il ministro delle finanze non possa darli a tutti; ma mettetevi d'accordo intorno a un tavolo, in un giorno, a porte chiuse; siete lì per governare, non per litigare).

martedì 17 luglio 2007

Alziamo il tasso d'alcolemia permesso

Era già un po' che volevo scrivere qualcosa sul codice della strada, dall'andata e ritorno in Val d'Aosta con almeno 600km d'autostrada.

Ora, a causa di due brutte disgrazie successe in questi giorni ne parlano tutti, quindi cogliamo l'occasione e per lanciare una provocazione.

In una lettera al corriere di lunedì una signora proponeva di mettere a zero il tasso d'alcolemia. Ma il conducente dell'ultimo incidente era oltre quattro volte il limite (dice altrove il corriere) e quindi il problema non sembra il limite, quanto il fatto che la gente guidi comunque.
Sullo stesso giornale, si faceva notare come in Italia si facciano 300mila controlli d'alcolemia l'anno, e nel resto d'Europa molti di più (nel solo weekend dell'Immacolata in Spagna ne hanno fatti 3 milioni!).

In Italia il livello massimo d'alcolemia concesso è basso: una birra media o un bicchiere di vino a pasto possono farti finire fuori anche senza che tu sia ubriaco, almeno stando a quanto dicevano sui quotidiani quando è stata fissata la nuova soglia (prima era il doppio). A mio parere è qui il problema, almeno in parte: visto che quasi tutti a cena fuori bevono un po' e rischiano di venire presi per alcolisti, non controlliamo nessuno e facciamo guidare anche quelli veramente ubriachi.

Facciamo quindi una proposta concreta.
Istituiamo quattro categorie: una con chi è sotto una soglia veramente bassa (metà dell'attuale: birra piccola a pasto, al massimo); una fra metà e una volta e mezzo, per cui ci sei dentro con una birra media o un bicchiere di vino; una da lì a tre volte il limite (o anche 2.5, non so) e una ancora oltre.
Chi sta nella prima non ha problemi.
Nella seconda puoi guidare, ma con prudenza: se prendi una multa ti viene moltiplicata per 5 o simili, magari se fai danni l'assicurazione non te li paga, e per infrazioni pericolose (incluso l'eccesso di velocità e il non fermarsi a strisce e semafori) via la patente per qualche mese. Però se guidi bene e non fai danni non sei nel torto.
Nella terza categoria non devi guidare; se ti beccano, anche se eri a passo d'uomo in una strada deserta, supermulta e via la patente per mesi o simili; e se fai del danno o prendi una multa allora via almeno un paio d'anni, e sequestro del veicolo; per i recidivi, multe e sospensioni esponenzialmente crescenti.
Nella quarta, via la patente a vita.
Chi guida con la patente ritirata, ovviamente sequestro del veicolo, e se possibile almeno gli arresti domiciliari.

A questo punto puoi fare i controlli a tappeto senza problemi: chi sta in seconda categoria e guida bene non rischia; e i veri alcolisti, specie se recidivi, si trovano subito senza patente.


Il discorso è valido più in generale: ci sono troppe regole che sono prese alla leggiera, tipo i limiti di velocità. Come direbbe il capitano Barbosse in "Pirates of the Caribbians" (=la malediz. della prima luna) "Thery're not rules, just ... guidelines".
A che serve mettere un limite di 60 in un pezzo con lavori in autostrada dove con buone condizioni di tempo e traffico puoi andare con sicurezza almeno a 80? metti 80, e se uno va a 80 di notte o con la neve ha comunque torto perché "crea pericolo alla circolazione".
Altrimenti tutti se ne fregano (e non solo gli Italiani; io andavo a più di 60, e m'hanno superato anche un francese e tre svizzeri).
Meglio un limite alto, ma fatto rispettare.

Per i limiti di velocità però c'è un ripensamento, da parte mia. Se guidi più veloce consumi di più; i soldi della benzina sono tuoi, ma l'inquinamento lo sentiamo tutti; e idem le guerre per il petrolio.
Se, è l'attrito con l'aria a contare, in regime turbolento (F ~ v^2), passare da 120 a 150 di farebbe consumare il 50% in più'; con assunzioni più ottimistiche (F ~ v) è magari solo il 25, ma non è comunque poco.

Comunque, inquinamento a parte, depenalizziamo un bicchiere di vino, e facciamo molti più controlli visto che di ubriachi veri ce n'è, e purtroppo i danni li fanno.
Punirli non servirà a riportare in vita i morti, purtroppo, ma già evitarne altri sarebbe molto.

domenica 15 luglio 2007

Angolo cottura

Iniziamo oggi una nuova serie di articoli, da affiancarsi a politica, vacanze e riflessioni.
Il tema, come indica il titolo sarà la cucina.

Questa sera, visto che il Gruppo di Rinormalizzazione si era comportato bene, ho provato a fare un esperimento culinario, senza ricetta ma usando componenti note. Volevo fare dei dolcetti ripieni, e ho optato per pasta frolla e crema con un po' di cacao.

Per la pastafrolla, dopo aver dato uno sguardo alle dosi che avevo in quattro ricette diverse, ho optato per un'onorevole via di mezzo: 1 tuorlo, 80g di farina, 50g di burro e 30g (abbondanti, credo) di zucchero; a posteriori si poteva forse mettere più farina, magari persino 100g.
La preparazione è bieca, basta impastare e soprattutto aver tolto il burro dal frigo un po' prima; una volta fatta, gradisce un po' di riposo in frigo.

Per la crema, sempre in dose minimale, un bicchiere scarso di latte tiepido, un tuorlo, due bei cucchiai di zucchero e uno molto colmo di farina (passata per il colino se si ha la pazienza di farlo), cacao in polvere q.b. (cioè l'ho tirato a caso). Mescolare bene, (aggiungere il latte poco a poco aiuta), e far andare a fuoco basso in un buon pentolino antiaderente, sempre mescolando, fino alla transizione di fase in cui si addensa abbastanza.

Ora entra in gioco la teglia di gomma che avevo comprato l'anno scorso per i muffin: facciamo dentro lo stampo un secchiello di pasta, lo riempiamo di crema e lo tappiamo con un disco di pasta; 35 minuti in forno a 180 gradi sembra andare bene ma domani quando li assaggio vi confermo.

Delle dosi da produzione e non da esperimento possono essere ottenute tenendo conto che: con un tuorlo vengono due dolcetti (diametro 6.5cm, altezza 3.5.cm), e con un tuorlo di crema se ne riempiono più di due, probabilmente quattro.
Se avanza della crema, qualcuno che se la mangia si trave sempre.

Con gli albumi avanzati si fanno le meringhe, con un quantitativo casuale di zucchero (ho due ricette, che a parità di albumi differiscono in zucchero per un fattore >10! probabilmente vale la lectio difficilior e in una delle due manca uno zero).
Ci vuole una lunga e lenta cottura a 100 gradi (non fate come me: oggi dopo 1h45m mi sono spazientito, ho alzato il forno a 120 e si sono un po' ingiallite fuori).

Alla prossima

Kodachrome

Kodachrome
They give us those nice bright colors
They give us the greens of summers
Makes you think all the worlds a sunny day
[P. Simon, "Kodachrome"]


Dopo up po' di complicazioni ed esperimenti sono riuscito a trovare un posto e un modo soddisfacente di mettere le mie foto sul web.
Trovate il link a picasa in alto a destra (credo) qua sul blog.

Per ora ci trovate solo un po' di foto dei giorni in Val d'Aosta; appena trovo un po' di tempo ci metto anche le due foto della festa e di catania (bruttine, lo riconosco...).

(per i pochi pazzi a cui la cosa può interessare: avete dato un'occhiata alle API di google? con poche righe di python o java puoi, per esempio, gestire calendario, foto, blogger, ...; alla fine ho usato quelle per gli upload da linux su area51, e dal palmare dove manca un browser in grado di digerire l'ajax di picasa)

Purtroppo in questi giorni il tempo per scrivere articoli lunghi manca; comunque aspettatevi qualcosa la settimana prossima almeno dopo l'esame dell'Anselmi.

lunedì 9 luglio 2007

Pensando alle pensioni

Da troppo tempo si parla della riforma delle pensioni; dico 'si parla', perché 'si discute' presupporrebbe un interesse più serio a confrontare le diverse posizioni per giungere rapidamente a un accordo.

Dati veri se ne vedono pochi, con discreto disappunto da parte mia; e quei pochi spesso sono poco chiari, probabilmente contraddittori e mi fanno aggrottare le sopracciglia; la cosa che trovo più assurda sono le estrapolazioni al lontano futuro (2040 e più) che mostrano andamenti strani ... qui lo sperimentale che è in me vorrebbe sapere l'incertezza sistematica su quel grafico, specie visto che il modello è non banale (il grafico non è una retta o un esponenziale); e poi credo che qualsiasi persona dubiti su una estrapolazione a 30-40 anni di qualcosa che probabilmente è assai sensibile all'andamento dell'economia e all'evoluzione del mercato del lavoro e delle sue leggi.

Se da un lato è ovvio che bisogna alzare l'età pensionabile, credo che tutto questo vada a toccare una questione assai più grande: che l'aumento della produttività del lavoro è più veloce dell'aumento dei consumi.

Farò questo discorso assumendo quasi sempre che il modello capitalistico funzioni (altrimenti è ancora più un casino); sarà anche tutto abbastanza semplicistico, quando avrò il tempo di leggermi un testo moderno d'economia (consigli?) e un po' di statistiche vere produrrò qualcosa di meglio.

I dati sono:
- la vita media si è allungata molto
- grazie allo sviluppo tecnologico la manodopera necessaria per produrre le stesse cose è calata molto
- grazie alla 'globalizzazione' e alla crescita di altri paesi (p.es. la Cina), l'importazione di prodotti lavorati è diventa più facile ed economica.
- i consumi e i 'bisogni percepiti' sono cresciuti, ma non abbastanza
Conclusione: non c'è abbastanza richiesta di manodopera.

Far aumentare i consumi non è banale, e visto che i consumi inquinano e richiedono energia non è detto che si possa fare; e del resto convincere la gente a spendere di più su cose immateriali (idee, qualità, design, ricerca, ...) non è facile visto che ora il risparmio e il low cost sono persino di moda (caro ministro TPS , sei ricco, magari dovresti volare alitalia...altrimenti ci credo che fallisce), e che l'ostentazione di ricchezza in TV ci fa sentire poveri.

Se non possiamo (solo) produrre di più, dobbiamo (anche) lavore di meno. Purtroppo meno lavoro, nell'ottica di chi lo compra, significa pagare di meno, anche se la produttività è aumentata (se con la nuova macchina l'operaio produce il doppio di cavatappi in un turno, non per questo il proprietario lo pagherà il doppio).

E se dobbiamo lavorare di meno non vedo troppe soluzioni a parte cose tipo:
a) mandare in pensione i vecchi
b) non assumere i giovani
c) ridurre le ore di lavoro

La prima soluzione ha i suoi problemi: chi dà da vivere ai pensionati?

La seconda, che temo sia quella preferita dai sindacati (assieme alla prima), non mi pare divertente, anche per i danni che fa alla struttura sociale (p.es. alle possibilità di mettere su famiglia)

La terza, se 'meno ore' significa 'stipendio più basso' potrebbe essere un problema per l'economia: diventiamo più poveri... meno consumi (e più prodotti cinesi) ... meno richieste... e ci si morde la coda.

La cosa assurda è che in realtà con un aumento della vita media e della produttività del lavoro le cose dovrebbero andare meglio, e non peggio!
Facciamo un modellino stupido, con una tribù di cavernicoli: qualcuno scopre il metallo, quindi i cacciatori sono più efficienti ad abbattere i cervi (le lance di metallo sono più appuntite, quindi è più difficile che l'animale resti poco ferito e fugga), e gli agricoltori a coltivare (zappe e rastrelli migliori). La tribù, lavorando di meno, riesce ad avere cibo in abbondanza: meno lavoro, più banchetti e sono tutti più felici.

Perchè da noi non funziona? E' un problema del sistema economico, c'è un complotto dei 'potenti,' o siamo solo un po' miopi e stupidi?
Cosa deve fare un governo?

In sostanza, a me parrebbe che la soluzione al problema dei cavatappi sia pagare l'operaio tanto quanto prima ma farlo lavorare la meta' e produrre tanti cavatappi quanti prima, visto che se ne comprano tanti quanti prima
(magari 'quanto prima' va sostituito con 'un pochino di più di prima' se un pochino di persone in più si vogliono comprare un cavatappi)
Se ci metti in mezzo le pensioni e l'aumento della speranza di vita non credo le cose si complichino tanto: l'aumento di disponibilita di forza lavoro non può creare problemi, visto che aumentano produzioni e consumi totali, a patto che il rapporto fra produttori e non produttori (bambini, vecchi, ...) non cresca troppo (quindi: scalone, scalini, ascensore, retro-razzi ... saliamo!).
Il problema c'è solo se mancano le risorse esterne (cosa che infatti accade), e a quel punto è esattamente lo stesso problema dell'incremento demografico, le cui soluzioni contemplano:
- sfruttare più efficientemente le risorse note
- cercare altre (specie sulle fonti energetiche)
- diminuire il consumo pro-capite a parità di output (lampadine a risparmio)
- controllo delle nascite (e qui la Chiesa ha le sue responsabilità... specie visto che alla fine per loro lo scopo della famiglia è avere dei figli ed educarli cristianamente; nessuno ha detto che devono essere più di uno o due)

Beh, quindi se la mia risposta breve sull'alzare l'età pensionabile era 'si', la risposta lunga è 'si, ...'.

La mattina al dì di festa

Facciamo un breve racconto della festa della scuola; putroppo non posso ancora mettervi le foto perchè blogger mobile non me lo concede.

So che sono già in ritardo, e che la mattina al dì di festa era domenica; ma domenica mattina dovevo preparare i lucidi per Catania e fare le valigie, quindi non ho avuto il tempo di scrivere sul blog.

Cosa raccontare?

La festa inizia a rilento, perché le persone all'ingresso sono assai lente a controllare le liste di nomi; poi si passa a metodi più rapidi (vengono fatti entrare senza lista gli interni con tessera sns, o riconosciuti come tali da qualcuno di fiducia), e le presenze aumentano; tutti quanti veniamo timbrati sulla mano ... con lo stesso timbro che si vede in calce alle 'grida' di Papini & co.

Dentro, sentiamo la 'musica dal vivo', due gruppi di studenti, i primi ('Overlook') abbastanza bravi e i secondi un po' meno; purtroppo i secondi si dilungano troppo, ritardando la musica registrata, la quale non è malvagia ma almeno all'inizio è meno ballabile rispetto alle attese.

L'organizzazione ci aveva poi fornito un vero barman, professionale ed elegante (ma un po' antipatico), però essendo da solo era un po' lento. C'erano poi degli ottimi tramezzini, biscotti 'equi e solidali', e le solite dotazioni de festa (patatine, ...)

Personalmente mi sono recato alla festa senza grandissime aspettative; dopo aver camminato per un po' al confine della sobrietà, ho deciso di rendermi un po' utile e sono passato dall'altro lato del tavolo dove ho rovesciato un po' di bicchieri, prima che Lucia non mi suggerisse di occuparmi del mangiare e delle birre; in quel settore, grazie anche al calo dell'alcolemia le cose sono andate meglio.

Dopo un po' di tempo speso fra il (tentare di) ballare e il ri-riempire i vassoi di cibarie, è arrivata una ottima Guinnes per lavare un po' d'amarezza e poi la fine della festa e il lavoro di riordino.

In conclusione: una buona festa, se si lasciano le condizioni al contoro fissate.

venerdì 6 luglio 2007

There and back again ...


[presto arriveranno anche le altre foto, ma qui sono con un modem 56k]

I primi giorni in Val d’Aosta sono nell’incertezza: il tempo è brutto e non si sa se troveremo una guida. Ma le previsioni per venerdì sembrano positive, e decidiamo quindi di provarci.

Mercoledì arriva il secondo ok: abbiamo la guida per salire: è uno di Gimillan, il nostro paesino, un quasi amico di famiglia di nome Elmo [Helm Mandimartello?]

Giovedì mattina facciamo un salto al noleggio per prendere piccozze, ramponi e imbracatura, e nel tardo pomeriggio ci rechiamo con la guida all’attacco del sentiero.

Un’ora e mezza di agile salita senza soste ci porta al rifugio Chabod a 2700m [l’ultima casa accogliente], dove possiamo cenare e riposare preparandoci per il giorno dopo.

La notte trascorre nell’insonnia, conciliata dall’assai rumoroso russare degli altri, dal caldo (!) e dalla luce che filtra da fuori. Ho provato a contare le pecore, ma erano indisciplinate e alla minima distrazione saltavano la staccionata a gruppi invece che singolarmente; alla fine ho trascorso la maggior parte della notte pensando: pensieri immediati quali l’ascesa di domani o a cosa fare a chi russa, e più remoti fra cui due persone a una delle quali dovrei forse pensare meno.

[Lassù sui monti, fumidi e gelati (...) prima che sorga il sol dobbiamo andare]

Sveglia alle quattro del mattino, poi una lauta colazione con pane, burro, marmellata, the e un caffè assai più cattivo di quello SNS, ci si veste pesantemente e alle 4:45 si parte alla luce della luna (e delle lanterne da testa, non necessarie); saliamo per sentieri e morene fino alle cinque e mezza, quando la neve prende il posto delle pietre, e l’oscurità cede a una diffusa luce “crepuscolare” (come dopo il tramonto).

Alle sei del mattino la neve inizia ad essere veramente in pendenza, mettiamo i ramponi e formiamo la cordata: in testa la guida, nel mezzo io, a chiudere mio fratello; inizia a soffiare un forte vento freddo, che ci accompagnerà per il resto della mattinata, e la cima è coperta dalle nubi. Per chi non c’è mai stato, il paesaggio è suggestivo; rupi innevate, buchi, pareti di ghiaccio (lontani dal sentiero); simile ad alcune scene della Marcia dei Pinguini, per fortuna con assai meno freddo, ma purtroppo non orizzontale.

Pesantemente coperti (canottiera pesante, maglietta, tre pile, giacca a vento, calzamaglia, …), avanziamo con pazienza e senza troppi problemi sulla neve compatta, con le mani quasi sempre nelle tasche per il freddo.

Quando manca un’oretta scarsa dalla vetta entriamo nella nebbia; ci si vede assai poco ma possiamo seguire la guida che conosce bene la strada (la percorre una decina di volte all’anno da 20-30 anni), e le altre comitive.

Finalmente poco dopo le otto di mattina, tre ore e mezza da quando abbiamo lasciato il rifugio, dalla nebbia compare la vetta; proviamo anche guardare al di là della cresta, nella valle di Cogne, ma non si vede nulla, siamo dentro una nuvola.

Gli ultimi metri dalla vetta, di traverso su un ripido pendio, sono affollatissimi: gruppi che vanno, che tornano, che si fermano ad aspettare amici rimasti indietro o che si attardano a fare foto; si sentono voci in francese, in inglese, e poi aguzzando l’orecchio arriva l’inevitabile “ara baixem poc a poc” a cui replico “alla, aquests parlen català” (qui e oltre possono esserci seri orrori d’ortografia e grammatica), e si intreccia una breve conversazione (“som per tota reu; de fet som una plaga” / “d’on sou?” / “de Barcelona i de Terrassa; i tu, no ets català, oi ?” / “no, però tenibo una novia de Terrassa”). Per i Pisani, qualche chiarimento ulteriore: più o meno ovunque si trovano dei Catalani, quando meno te l’aspetti, sono 6 milioni ma viaggiano molto; trovare cima al Gran Paradiso alcuni che vengono proprio dalla cittadina da cui viene Estel, che conta solo 300 mila abitanti, sembra assurdo (ma del resto ne abbiamo già trovati a pasqua su un bus turistico sull’Etna, nella fila di posti dietro alla nostra).

Ci fermiamo solo pochi istanti in vetta, a fare un paio di foto in cui si vede quasi solo la nebbia, e poi si torna rapidamente giù; nella discesa finalmente si vede il sole, e ora che la vetta è stata conquistata poco ci cale del vento [“e se ne infischia, se ne infischia, se il mare infuria e il vento fischia”], e nei brevi momenti di sereno riesco persino a fare un po’ di fotografie; presto finisce il ghiacciaio, ci alleggeriamo dell’attrezzatura (che finisce nello zaino) e alle undici del mattino siamo già al rifugio Vittorio Emanuele. Riposiamo fino a mezzogiorno, una pastasciutta al rifugio (cottura paragonabile con la mensa SNS) e scendiamo rapidamente verso valle, anche se riesco a strappare qualche minuto per fotografare un po’ di flora alpina.

In conclusione, una bella camminata e una bella soddisfazione, anche se con il cielo sereno sarebbe stato meglio (e magari con dei guanti più caldi).

Dopo aver chiacchierato con la guida nel ritorno, aggiungo ai progetti per l’anno prossimo un giro sul Monte Rosa (un’altra bella montagna, e senza difficoltà tecniche), assieme a quello di finire una maratona (Roma? Pisa?).

L’ultima foto che troverete quando avrò il tempo di metterle sul web è quella delle piccozze, molto scenografiche e che sono state completamente inutili: sono rimaste sempre legate allo zaino.

lunedì 2 luglio 2007

Breathe ...


Eccomi al fresco...

Dopo un po' di viaggio sono giunto dai miei nonni in Valle d'Aosta,
dove in questi giorni spero di poter conquistare la vetta del Gran Paradiso
(il 4000m più facile delle alpi, dicono ... speriamo sia vero, e che il tempo sia propizio)

Colgo anche l'occasione per mettere la prima foto sul blog, con la vista dal giardino di casa e il Gran Paradiso sullo sfondo (non chiedetemi quale è la cima, non lo so!).
La foto non è eccezionale, del resto il sole era già tramontato e il cielo velato da nubi bianche. Domani, se sarà sereno, ne cercherò di fare una migliore con una macchina fotografica vera.

Statemi tutti bene.

Giovanni

P.S. Non prendetevela troppo; ho pur sempre i libri di QFT in valigia, e l'esame dell'Anselmi il 18!

domenica 1 luglio 2007

Us and Them

Ritorno a parlare di Partito Democratico, questa volta in un ottica assai diversa.
Il PD è un occasione per un rinnovamento e miglioramento della politica; può darsi che quest'occasione venga sprecata... in ogni caso nel lungo termine il PD sarà secondo me necessario per la sinistra (cioè DS e tutto quanto sta più a sinistra di loro).

Ora infatti c'è una persona che da sola è in grado di tenere assieme la variegata coalizione di centro sinistra; non sto parlando del buon Prodi, nè di Veltroni ... ma di Berlusconi. C'è un nemico comune, con cui non si può scendere a compromessi (le allusioni al riguardo che fa Veltroni mi preoccupano non poco), è eticamente inaccettabile.

Ma proiettatevi fra cinque o dieci anni...

A meno che questo governo non faccia miracoli, la sinistra vera non avrà dietro di sè più del 30% degli italiani (40% a essere molto ottimisti); poi resta una larga fetta di centro (DC & co.), l'attuale margherita, i vari Follini, Casini, un po' di Forza Italia; e poi la destra. In una democrazia senza il 50%(+epsilon) non si governa.

Immaginate che qualcuno (Montezemolo?) riesca a raccogliere un 50% dal centro (p.es. da un 20% dell'attuale maggioranza e un 30% dell'opposizione... mi pare ragionevole). A quel punto la sinistra ha perso, non può mica allearsi con fascisti e lega e da sola è troppo piccola.

Ecco che entra in gioco il PD: se ancori solidamente a sinistra (con i DS... che a parte qualche errore ogni tanto sono di sinistrd) una buona fetta di centro, le cose cambiano. Con un PD forte, anche solo numericamente, non puoi fare "la grande palude di centro con lieve tendenza verso destra".

E infatti secondo me sbagliano coloro che non vogliono collaborare al PD perché temono sarà troppo di centro (p.es. Mussi); anche perché è un circolo vizioso, se la gente di sinistra resta fuori per forza il PD va al centro.

Un PD con una buona fetta di sinistra dentro, in conclusione, mi sembra l'arma migliore contro il centro/centro-destra post Berlusconi, uno dei pochi modi per evitare che la sinistra finisca all'opposizione a vita (cosa che potrebbe anche piacere ai più estremisti... ma sapete bene che ne penso).

Se poi il PD ci darà anche un miglioramento della politica a breve termine, tanto meglio; e anzi, magari sarà il caso di impegnarci tutti in quel verso.



Per stanotte può bastare, specie visto che lo sto scrivendo con una pennina su uno schermo da 3.5" con caratteri microscopici.