Iniziamo oggi una nuova serie di articoli, da affiancarsi a politica, vacanze e riflessioni.
Il tema, come indica il titolo sarà la cucina.
Questa sera, visto che il Gruppo di Rinormalizzazione si era comportato bene, ho provato a fare un esperimento culinario, senza ricetta ma usando componenti note. Volevo fare dei dolcetti ripieni, e ho optato per pasta frolla e crema con un po' di cacao.
Per la pastafrolla, dopo aver dato uno sguardo alle dosi che avevo in quattro ricette diverse, ho optato per un'onorevole via di mezzo: 1 tuorlo, 80g di farina, 50g di burro e 30g (abbondanti, credo) di zucchero; a posteriori si poteva forse mettere più farina, magari persino 100g.
La preparazione è bieca, basta impastare e soprattutto aver tolto il burro dal frigo un po' prima; una volta fatta, gradisce un po' di riposo in frigo.
Per la crema, sempre in dose minimale, un bicchiere scarso di latte tiepido, un tuorlo, due bei cucchiai di zucchero e uno molto colmo di farina (passata per il colino se si ha la pazienza di farlo), cacao in polvere q.b. (cioè l'ho tirato a caso). Mescolare bene, (aggiungere il latte poco a poco aiuta), e far andare a fuoco basso in un buon pentolino antiaderente, sempre mescolando, fino alla transizione di fase in cui si addensa abbastanza.
Ora entra in gioco la teglia di gomma che avevo comprato l'anno scorso per i muffin: facciamo dentro lo stampo un secchiello di pasta, lo riempiamo di crema e lo tappiamo con un disco di pasta; 35 minuti in forno a 180 gradi sembra andare bene ma domani quando li assaggio vi confermo.
Delle dosi da produzione e non da esperimento possono essere ottenute tenendo conto che: con un tuorlo vengono due dolcetti (diametro 6.5cm, altezza 3.5.cm), e con un tuorlo di crema se ne riempiono più di due, probabilmente quattro.
Se avanza della crema, qualcuno che se la mangia si trave sempre.
Con gli albumi avanzati si fanno le meringhe, con un quantitativo casuale di zucchero (ho due ricette, che a parità di albumi differiscono in zucchero per un fattore >10! probabilmente vale la lectio difficilior e in una delle due manca uno zero).
Ci vuole una lunga e lenta cottura a 100 gradi (non fate come me: oggi dopo 1h45m mi sono spazientito, ho alzato il forno a 120 e si sono un po' ingiallite fuori).
Alla prossima
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