Nell'ultimo periodo ha riscosso grande popolarità a sinistra il nuovo caso Lewinsky italiano - insomma, tutti si lamentano sostenendo che la ministra delle pari opportunità abbia ottenuto la sua carica attraverso "favori personali" al presidente del consiglio.
Vorrei a questo punto cercare di mettere un po' d'ordine nella questione, con il rischio d'andare in controtendenza.
A parer mio, non è affare dell'opposizione il modo in cui il premier sceglie i suoi ministri; al massimo, può essere affare della maggioranza, che potrebbe chiedere più chiarezza su come sono scelti i nomi; l'unica questione politicamente rilevante per chi non ha votato PdL è se la ministra in questione svolga bene il suo ruolo di ministra o no - per il resto può essere maiala o suora ma non sono affaracci nostri.
La scelta dei ministri non è un concorso pubblico o una selezione per un posto di lavoro: in quei casi vi sono delle regole, e chi seleziona le persone deve farlo in base a certi requisiti e non in base alle "preferenze personali" - viceversa è reato - ma per i ministri il premier deve fare una lista di nomi, proporla al parlamento e se i rappresentanti eletti dal popolo l'approvano va bene così.
Non mi risulta che in Italia quello che si chiacchiera essere avvenuto fra il premier e la ministra costituisca reato (a meno che non ci siano gli estremi per accusare Mr. B di mobbing) e nemmeno offesa al pubblico decoro (se fatto in privato). Se le intercettazioni incriminassero la ministra per associazione mafiosa sarebbe diverso, ma il fatto che in privato sia maiala va posto allo stesso livello dell'essere simpatica o antipatica - può influenzare le decisioni personali ma non quelle di un movimento politico.
Insomma, abbiamo tanti validi motivi per parlar male del premier e magari anche della ministra delle pari opportunità, evitando di entrare negli affaracci in questo caso in cui non ci riguardano e non sono nemmeno giuridicamente rilevanti.
domenica 13 luglio 2008
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