Una notizia lampo, su cui mi sono imbattuto mentre curiosavo sul sito del corriere durante la parte noiosa di un workshop a Perugia.
Uno studente Afgano rischia la pena di morte per aver scaricato da internet un articolo critico contro il regime e averlo letto in pubblico.
Trovate l'articolo sul corriere, con un link all'indipendent che sta facendo una raccolta di firme online per protestare sulla cosa.
Una cosa minore ma non trascurabile nell'ambito dell'assurdità della notizia è che si parla di Afganistan, non di Iran o Pakistan; l'Agfanistan è dove siamo andai a esportare la democrazia sotto l'egida dell'ONU. Ci siamo riusciti così bene? Può, un governo che è supportato e tenuto in piedi dall'ONU mettere a morte uno studente solo perché non condivide alcune idee integraliste sulla condizione della donna?
Giovanni
giovedì 31 gennaio 2008
domenica 13 gennaio 2008
Quando manca il tempo

Ripensandoci oggi, anche questo blog sta venendo troppo trascurato nelle ultime settimane; non che manchino cose da scrivere, soprattutto manca il tempo di scriverle: spesso sono di fretta, e quando ho un po' di tempo a quel punto sono stanco.
Comunque vediamo se un po' di sforzo basta a far rialzare il capo anche al blog e non solo ai ciclamini.
Cose da fare, in queste ultime settimane, ce ne sono state tantissime - oltre alle vacanze, ovviamente.
Nel lavoro, ho aperto troppi fronti:
- Sto collaborando a un'analisi su Drell-Yan e Z' a LHC insieme a un po' di Pisani, gente della Florida, di Dubna e forse qualcun altro ancora - e dovremmo finire di scrivere il lavoro entro fine gennaio.
- Sto lavorando a software per analizzare i dati di LHC che sia d'utilità comune a chi studia cose diverse, con la filosofia che è meglio avere pochi programmi flessibili e fatti bene che tanti fatti male e di fretta da gente che magari non sa scriverli e non vuole impararlo. E questo richiede un notevole sforzo non tanto per scrivere i programmi, ma per capire dagli altri cosa vogliono prima, e convincerli poi a usare quello che gli hai dato.
Riguardo a questo, dobbiamo avere un prototipo di un grosso set di strumenti pronti per il 29 gennaio, e solo la settimana scorsa siamo riusciti a raggiungere un accordo su quali strumenti e come vanno fatti - grazie a un paio d'ore di discussione dal vivo a un tavolino della caffetteria del CERN, visto da centinaia i email e powerpoint in videoconferenza non si cavava nulla. - In teoria dovrei anche occuparmi del "Tracker software qualification and performance" ma per fortuna è una cosa abbastanza vaga, e posso decidere io quanto tempo dedicarci.
- A fine gennaio c'è un workshop italiano sulla fisica a LHC, in cui di solito fanno parlare i giovani; e "mi hanno offerto volontario" - insieme a una tipa di Roma - per parlare della fisica del top nel nostro esperimento.
A complicare le cose c'è il fatto che io ho smesso di occuparmi di top da dopo la tesi, e lei ha iniziato a lavorarci da 1 mese mentre prima faceva tutt'altro; e quindi dobbiamo prima impararci bene cosa si sta facendo, per evitare di arrampicarci sugli specchi e far fare una figuraccia al nostro esperimento. - E poi, visto che l'esperimento è una "collaborazione", devo dare una mano in generale agli altri per le cose che magari io so e loro non ancora.
Lavoro a parte, recentemente sono anche riuscito a leggere un paio di libretti. Il primo è un giallo di Fred Vargas, "L'uomo dei cerchi azzurri". Carino, ma era decisamente più divertente "Chi è morto alzi la mano" ("Debout les morts" in Francese), forse perché preferisco i tre storici strampalati del secondo libro al detective donnaiolo che trae le sue conclusioni dal nulla, protagonista del primo.
L'altro, più impegnato, è "Il liberismo è di sinistra" di A. Alesina e F. Giavazzi (il secondo aveva parlato in SNS qualche mese fa a un venerdì del direttore). Secondo gli autori, ora in Italia il liberismo gioverebbe a tutti, e la difesa dello status quo da parte di tanti politici e sindacati danneggia anche per più deboli. Non ne so abbastanza da poter dire se hanno ragione, se si sbagliano o se mentono fraudolentemente, ma li ho trovati abbastanza convincenti.
Al venerdì del direttore uno studente ha fatto notare che secondo lui il liberismo non è di sinistra, sono le persone che erano di sinistra che ora stanno diventando liberiste. Lo studente ha abbastanza ragione a dire che il liberismo non era di sinistra - e del resto persino la meritocrazia non era di sinistra - ma mi sembra naturale (e doveroso) che la sinistra si evolva nella sua visione, soprattutto economica, in un mondo che cambia. Il fine della sinistra rimane comunque lo stesso: migliorare le condizioni di chi sta peggio, combattere le ingiustizie, dare a tutti le stesse possibilità in partenza - poi se uno non le sfrutta affari suoi, garantire i servizi sociali quali l'assistenza sanitaria. E quindi se quelli che erano di sinistra diventano liberisti, possono benissimo rimanere di sinistra; magari pure più di sinistra di quelli che ostacolano i fini della sinistra in nome di quelli che erano i mezzi "canonici" della sinistra marxista del passato.
Ma mi sono dilungato troppo nella politica
giovedì 3 gennaio 2008
Non sono ancora tornato

Non ho certo ora di mettermi a discutere di questioni serie ispirati alla cronaca, o di lasciarmi andare a proponimenti e riflessioni per il nuovo anno in arrivo;persino per la ricetta della torta di natale, prodotta in collaborazione con madre e fratello, dovrete attendere qualche altro giorno.
Per oggi mi limito a mettere una piccola foto dalla montagna, la "versione invernale" di quella di luglio '07; fino al 2 gennaio il tempo lassù era splendido, e ho potuto percorrere in lungo e in largo le piste da sci di fondo della val di Cogne.
Adesso sono ritornato a Genova, ma mi sono portato dietro la neve: la pianura padana era persa nella neve (invece che nella nebbia), e persino quaggiù, sul mare, nevicava.
Manca ancora qualche giorno prima ch'io debba tornare al lavoro, e parte della prossima settimana sarò di nuovo a Ginevra, quindi non mi vedrete a Pisa ancora per un po'.
Buone vacanze!
giovedì 6 dicembre 2007
Sansone, e il diritto di perdere
Leggevo sulla rassegna stampa della camera cosa pare che abbia detto Bertinotti in questi giorni [1]
La frase mi ha colpito così tanto che non ho potuto non ricopiarla qui
Mi pare un fatto assodato che in Italia il centrosinistra senza la sinistra estrema - arzigogolo complicato per dire il Pd e pochi altri - non ha assolutamente i numeri per essere rappresentativo del paese (al massimo potrebbe raggiungere il 35%)
Se la sinistra estrema, la "cosa rossa", sta all'opposizione, chi vuole Fausto al governo? le possibilitià non sono tante
- Il centrodestra
- Il "grande centro" inclusivo di Pd - dio ce ne scampi
- Il Pd con una legge elettorale che gli permette di governare con il 35% - ma è tutt'altro che ovvio che questo funzioni, è più probabile trovarci il Pdl al governo
(l'estrema sinistra non avrà mai i voti per governare da sola)
Il diritto di perdere è tutt'altro che scontato: capisco che non possa tener conto di chi, dall'area Pd, preferisce un governo di centrosinistra rispetto a un governo di centrodestra o a una nuova dc; ma mi chiedo se la sua base pensi sia tanto meglio poter protestare dai banchi dell'opposizione mentre Berlusconi e Fini dettano, legge rispetto alla situazione attuale.
"Muoia Sansone con tutti i Filistei"?
Ma ci si rende conto che
- il Sansone che si sacrifica sono tutti gli italiani tanto a sinistra (un 15% almeno)
- i Filistei sono quanto resta dell'attuale Unione (30%?)
- c'è tutta una serie di cose che non muoiono affatto in questo regolamento di conti: tutte le cose che il centrosinistra sta facendo e che non piacciono a Bertinotti verranno fatte - probabilmente peggio, e quasi di sicuro in modo meno di sinistra - dai non Filistei e non Sansoniani, il centrodestra.
La frase mi ha colpito così tanto che non ho potuto non ricopiarla qui
Alla fine del percorso, io voglio riconoscere al Pd il diritto a trovarsi gli alleati che vuole, ma voglio garantire a noi il diritto di tornare all'opposizioneChe cosa chiede Bertinotti?
Mi pare un fatto assodato che in Italia il centrosinistra senza la sinistra estrema - arzigogolo complicato per dire il Pd e pochi altri - non ha assolutamente i numeri per essere rappresentativo del paese (al massimo potrebbe raggiungere il 35%)
Se la sinistra estrema, la "cosa rossa", sta all'opposizione, chi vuole Fausto al governo? le possibilitià non sono tante
- Il centrodestra
- Il "grande centro" inclusivo di Pd - dio ce ne scampi
- Il Pd con una legge elettorale che gli permette di governare con il 35% - ma è tutt'altro che ovvio che questo funzioni, è più probabile trovarci il Pdl al governo
(l'estrema sinistra non avrà mai i voti per governare da sola)
Il diritto di perdere è tutt'altro che scontato: capisco che non possa tener conto di chi, dall'area Pd, preferisce un governo di centrosinistra rispetto a un governo di centrodestra o a una nuova dc; ma mi chiedo se la sua base pensi sia tanto meglio poter protestare dai banchi dell'opposizione mentre Berlusconi e Fini dettano, legge rispetto alla situazione attuale.
"Muoia Sansone con tutti i Filistei"?
Ma ci si rende conto che
- il Sansone che si sacrifica sono tutti gli italiani tanto a sinistra (un 15% almeno)
- i Filistei sono quanto resta dell'attuale Unione (30%?)
- c'è tutta una serie di cose che non muoiono affatto in questo regolamento di conti: tutte le cose che il centrosinistra sta facendo e che non piacciono a Bertinotti verranno fatte - probabilmente peggio, e quasi di sicuro in modo meno di sinistra - dai non Filistei e non Sansoniani, il centrodestra.
domenica 2 dicembre 2007
*topie
Probabilmente siete in tanti ad aver letto "1984" (1948) o "Fahrenheit 451" (1953), fra i più famosi romanzi distopici dello scorso secolo.
Orwell considera una possibile evoluzione negativa della nostra società soprattutto sul piano della politica, mentre Bradbury si sofferma più sulla cultura - e alcune delle cose che pronostica non sono così lontane dalla realtà, visto quanto sono popolari i reality show in tv.
Un libro più intrigante è "Brave new world" di Huxley pubblicato prima (1932) e ambientato dopo (2540): la società dipinta in questo romanzo è assolutamente anti-illuministica, con le classi sociali imposte geneticamente alla nascita e il condizionamento psicologico degli individui, e anti-romantica, visto che non esiste l'amore e l'arte è ridotta a un cinema di basso livello ma che trasmette su tutti i cinque sensi.
A differenza di 1984, in cui gli abitanti si sentono giustamente oppressi, nel mondo nuovo di Ford tutti vivono assolutamente felici, grazie anche al condizionamento e alla droga di stato - eccetto pochi originali insoddisfatti che vengono spediti su delle isolette per non nuocere alla società.
Probabilmente invece siete in pochi ad aver letto "Noi", di Zamyatin (o Zamjatin), che precede tutti di più di un decennio (1921), ma gode di scarsa popolarità: è anche difficile trovarlo in italia, nonostante Feltrinelli continui ad averlo a catalogo.
Si tratta di un bel romanzetto di fantascienza su un mondo in cui le persone hanno numeri invece di nomi e gli incontri fra uomini e donne sono regolamentati come i turni di lavoro. La società è quasi perfettamente razionale: tutti i comportamenti stravaganti sono eliminati, eccetto per alcune sette di individui strani che vivono al di fuori delle città di vetro.
Come Huxley, anche Zamyatin non ci permette di attaccare la sua società facilmente quanto il Grande Fratello di Orwell: i suoi abitanti sono felici, e chi vuole cambiare le cose cerca di turbare questo stato utopico.
But I don't want comfort. I want God, I want poetry, I want real danger, I want freedom, I want goodness. I want sin."
"In fact," said Mustapha Mond, "you're claiming the right to be unhappy."
"All right then," said the Savage defiantly, "I'm claiming the right to be unhappy."
[da Brave new world, cap. 17]
Da dove deriva la nostra convinzione che quelle società siano sbagliate? non credo dal fatto che sembrino irrealizzabili, che non funzionerebbero nella realtà, perché non è affatto ovvio a priori che sia così.
Sembra quindi che ci siano quindi valori che nella nostra etica contano più della felicità, non solo del singolo - sarebbe facile - ma anche dell'umanità intera?
Questo fatto sarebbe tutt'altro che banale, incrinerebbe la visione per cui etica, stato e simili strutture siano fatte al solo scopo di farci vivere meglio.
In realtà c'è una spiegazione alternativa: potremmo ritenere che l'utopia/distopia narrata sia possibile ma improbabile, o che il cammino per raggiungerla passi per società assai meno felici di quella attuale; e potremmo pensare che il nostro cammino ci porti con maggior affidabilità verso un mondo altrettanto felice.
Ce n'è pure un'altra: potremmo credere che la felicità dipenda assai poco dalla situazione sociale, sia talmente soggettiva che la frazione di persone che la raggiungano non possa mai cambiare: a quel punto, se la distribuzione di felicità rimane la stessa, tanto vale perseguire altri valori ed aspirare ad un mondo ugualmente felice - non essendoci alternative - ma più giusto e culturalmente più ricco.
Orwell considera una possibile evoluzione negativa della nostra società soprattutto sul piano della politica, mentre Bradbury si sofferma più sulla cultura - e alcune delle cose che pronostica non sono così lontane dalla realtà, visto quanto sono popolari i reality show in tv.
Un libro più intrigante è "Brave new world" di Huxley pubblicato prima (1932) e ambientato dopo (2540): la società dipinta in questo romanzo è assolutamente anti-illuministica, con le classi sociali imposte geneticamente alla nascita e il condizionamento psicologico degli individui, e anti-romantica, visto che non esiste l'amore e l'arte è ridotta a un cinema di basso livello ma che trasmette su tutti i cinque sensi.
A differenza di 1984, in cui gli abitanti si sentono giustamente oppressi, nel mondo nuovo di Ford tutti vivono assolutamente felici, grazie anche al condizionamento e alla droga di stato - eccetto pochi originali insoddisfatti che vengono spediti su delle isolette per non nuocere alla società.
Probabilmente invece siete in pochi ad aver letto "Noi", di Zamyatin (o Zamjatin), che precede tutti di più di un decennio (1921), ma gode di scarsa popolarità: è anche difficile trovarlo in italia, nonostante Feltrinelli continui ad averlo a catalogo.
Si tratta di un bel romanzetto di fantascienza su un mondo in cui le persone hanno numeri invece di nomi e gli incontri fra uomini e donne sono regolamentati come i turni di lavoro. La società è quasi perfettamente razionale: tutti i comportamenti stravaganti sono eliminati, eccetto per alcune sette di individui strani che vivono al di fuori delle città di vetro.
Come Huxley, anche Zamyatin non ci permette di attaccare la sua società facilmente quanto il Grande Fratello di Orwell: i suoi abitanti sono felici, e chi vuole cambiare le cose cerca di turbare questo stato utopico.
But I don't want comfort. I want God, I want poetry, I want real danger, I want freedom, I want goodness. I want sin."
"In fact," said Mustapha Mond, "you're claiming the right to be unhappy."
"All right then," said the Savage defiantly, "I'm claiming the right to be unhappy."
[da Brave new world, cap. 17]
Da dove deriva la nostra convinzione che quelle società siano sbagliate? non credo dal fatto che sembrino irrealizzabili, che non funzionerebbero nella realtà, perché non è affatto ovvio a priori che sia così.
Sembra quindi che ci siano quindi valori che nella nostra etica contano più della felicità, non solo del singolo - sarebbe facile - ma anche dell'umanità intera?
Questo fatto sarebbe tutt'altro che banale, incrinerebbe la visione per cui etica, stato e simili strutture siano fatte al solo scopo di farci vivere meglio.
In realtà c'è una spiegazione alternativa: potremmo ritenere che l'utopia/distopia narrata sia possibile ma improbabile, o che il cammino per raggiungerla passi per società assai meno felici di quella attuale; e potremmo pensare che il nostro cammino ci porti con maggior affidabilità verso un mondo altrettanto felice.
Ce n'è pure un'altra: potremmo credere che la felicità dipenda assai poco dalla situazione sociale, sia talmente soggettiva che la frazione di persone che la raggiungano non possa mai cambiare: a quel punto, se la distribuzione di felicità rimane la stessa, tanto vale perseguire altri valori ed aspirare ad un mondo ugualmente felice - non essendoci alternative - ma più giusto e culturalmente più ricco.
sabato 1 dicembre 2007
I dolci della festa
Come promesso ad alcuni, eccovi tutte le ricette dei dolci fatti da me che c'erano alla festa di ieri
Torta al cioccolato
Sciogliere 100g di burro con 200g di cioccolata a fuoco basso o a bagno-maria.
Mescolare in una ciotola 3 cucchiai colmi di farina, 200g di zucchero e 4 tuorli d'uovo (serbate le chiare), ed aggiungerci il cioccolato fuso.
Battere a neve le quattro chiare, con un pizzico di zucchero per semplificarsi la vita, e unirle al resto mescolando dolcemente.
La torta cuoce una mezz'ora in forno a 180° circa; si può verificare la cottura con uno stuzzicadenti, l'importante è non farla seccare troppo.
Torta di pere e cannella
Preparate la pastafrolla con 200g di farina, 100g di zucchero, 100g di burro (lasciato stiepidire un po') e 4 tuorli d'uovo, fatene una palla e lasciatela riposare una mezz'ora in frigo.
Mettete sul fondo della pirofila un disco di carta da forno - anche se forse non serve.
Pelate e tagliate a fettine due o tre pere, e mettetele a strati nella pirofila, aggiungendo abbondante cannella.
Preparate il caramello scaldando in un recipiente 100g di zucchero con 30g di burro: 3 min. di microonde a massima potenza; una volta pronto, versatelo sulle pere. Anche qui, forse in realtà basta metterci lo zucchero e il burro, senza bisogno di scaldarli prima, però non ho mai provato.
Stendete la pastafrolla formando un disco grande come la pirofila, e mettetelo sopra le pere.
Cuocete il tutto nel microonde per circa 30 min. a massima potenza, o nel forno per il tempo che vi sembri opportuno.
La ricetta è una variante ovvia dalla versione semplificata della tart tatin francese, in cui ci sono le mele al posto di pere e cannella. Nella tatin vera, cotta in forno invece che nel microonde, a un certo punto bisognerebbe rigirare la torta, e lasciarla cuocere un altro po' dritta - con le mele in alto - invece che capovolta.
Scones con l'uvetta
Questa ricetta è un po' approssimativa, ma così era anche sul libro da cui l'ho presa.
Mescolate assieme due tazze di farina, quattro cucchiaini di lievito per dolci - una bustina scarsa - due cucchiai colmi di zucchero e un cucchiaino di sale.
Lasciate ammorbidire mezza tazza d'uvetta nell'acqua tiepida per alcuni minuti, strizzatela aggiungetela all'impasto.
Aggiungete infine un uovo, che avrete prima sbattuto un po' (così per sport - non so se serva) e mezza tazza scarsa di latte; impastate - aggiungendo altra farina se servisse - fino ad avere una massa morbida ma non appiccicosa.
Gli scones cuociono circa 10 minuti a 230°, ma ricordatevi di scaldare il forno prima.
Per quanto riguarda le meringhe, la ricetta c'è già in qualche pagina vecchia, e comunque c'è ben poco da dire: battere le chiare, zucchero quanto basta più o meno a caso (assaggiando), cacao quanto volete - finché non siete soddisfatti del colore.
Torta al cioccolato
Sciogliere 100g di burro con 200g di cioccolata a fuoco basso o a bagno-maria.
Mescolare in una ciotola 3 cucchiai colmi di farina, 200g di zucchero e 4 tuorli d'uovo (serbate le chiare), ed aggiungerci il cioccolato fuso.
Battere a neve le quattro chiare, con un pizzico di zucchero per semplificarsi la vita, e unirle al resto mescolando dolcemente.
La torta cuoce una mezz'ora in forno a 180° circa; si può verificare la cottura con uno stuzzicadenti, l'importante è non farla seccare troppo.
Torta di pere e cannella
Preparate la pastafrolla con 200g di farina, 100g di zucchero, 100g di burro (lasciato stiepidire un po') e 4 tuorli d'uovo, fatene una palla e lasciatela riposare una mezz'ora in frigo.
Mettete sul fondo della pirofila un disco di carta da forno - anche se forse non serve.
Pelate e tagliate a fettine due o tre pere, e mettetele a strati nella pirofila, aggiungendo abbondante cannella.
Preparate il caramello scaldando in un recipiente 100g di zucchero con 30g di burro: 3 min. di microonde a massima potenza; una volta pronto, versatelo sulle pere. Anche qui, forse in realtà basta metterci lo zucchero e il burro, senza bisogno di scaldarli prima, però non ho mai provato.
Stendete la pastafrolla formando un disco grande come la pirofila, e mettetelo sopra le pere.
Cuocete il tutto nel microonde per circa 30 min. a massima potenza, o nel forno per il tempo che vi sembri opportuno.
La ricetta è una variante ovvia dalla versione semplificata della tart tatin francese, in cui ci sono le mele al posto di pere e cannella. Nella tatin vera, cotta in forno invece che nel microonde, a un certo punto bisognerebbe rigirare la torta, e lasciarla cuocere un altro po' dritta - con le mele in alto - invece che capovolta.
Scones con l'uvetta
Questa ricetta è un po' approssimativa, ma così era anche sul libro da cui l'ho presa.
Mescolate assieme due tazze di farina, quattro cucchiaini di lievito per dolci - una bustina scarsa - due cucchiai colmi di zucchero e un cucchiaino di sale.
Lasciate ammorbidire mezza tazza d'uvetta nell'acqua tiepida per alcuni minuti, strizzatela aggiungetela all'impasto.
Aggiungete infine un uovo, che avrete prima sbattuto un po' (così per sport - non so se serva) e mezza tazza scarsa di latte; impastate - aggiungendo altra farina se servisse - fino ad avere una massa morbida ma non appiccicosa.
Gli scones cuociono circa 10 minuti a 230°, ma ricordatevi di scaldare il forno prima.
Per quanto riguarda le meringhe, la ricetta c'è già in qualche pagina vecchia, e comunque c'è ben poco da dire: battere le chiare, zucchero quanto basta più o meno a caso (assaggiando), cacao quanto volete - finché non siete soddisfatti del colore.
giovedì 29 novembre 2007
Farewell, welfare
Dopo mesi di estenuanti contrattazioni con le parti sociali s'era raggiunto un accordo. Poi ci sono stati altri mesi di discussione fra i diversi partiti politici, come se l'accordo fra le parti sociali fosse un punto di partenza invece che d'arrivo - per avere sempre l'ultima parola. Poi finalmente s'è arrivato alla decisione, come aveva promesso Prodi, e il testo dell'accordo è stato portato in parlamento dove, chiedendo la fiducia, è passato.
E ora entrambe le ali della maggioranza ci sparano liberamente sopra, nonché sul governo stesso.
Ci si potrebbe chiedere perché la fiducia alla camera; però una interpretazione valida a mio pare c'è, il governo ritiene che si sia discusso e mediato a sufficienza, e che sia ora di passare all'azione perché non si può contrattare per sempre - posizione legittima, e che condivido.
Ci si potrebbe chiedere perché le ali sparano sulla maggioranza: se hanno delle critiche su punti specifici dell'accordo, c'erano anche loro al tavolo della contrattazione, ed è solo con loro stesse che possono lamentarsi di non essere riuscite a strappare abbastanza dalla parte avversa. Oppure potrebbero essere massimalisti - meglio nessun accordo che un accordo imperfetto - ma dovrebbero rendersi conto che non è così che funziona la politica. Gente come loro, in politica da una vita, lo sa benissimo, e quindi al massimo possono giocare ai massimalisti ma non penso proprio che vogliano esserlo davvero.
Potrebbero invece voler sparare sul governo per altre ragioni, chiedendo veramente di andare alle urne: anche questo mi sembra improbabile, sinceramente.
E quindi direi che lo fanno solo per rompere le scatole, farsi vedere e far sentire il loro peso, in modo da cercare di ottenerne di più; mi danno assai fastidio questi continui falsi ricatti, per fortuna Prodi ha più pazienza di me, io sarei tentato di vedere il loro bluff e dir loro chiaramente "volete andare alle urne, si o no? se non volete, smettetela di dirlo e ricattare, e dialogate apertamente con delle critiche mirate, costruttive e non utopistiche".
E poi, l'opposizione che fa? a loro non importa nulla del welfare? sono tutti troppo impegnati a capire se Forza Italia si scioglie o no, cosa Mister B. vuole fare di loro e quanto possono dirgli di no.
E poi, Bertinotti cos'ha detto? Repubblica si guarda bene dallo spiegare la citazione
Insomma, nel malessere generale io faccio i miei auguri a questo accordo, che possa essere approvato e sopravvivere fino a quando ce ne sarà uno migliore; farewell.
E ora entrambe le ali della maggioranza ci sparano liberamente sopra, nonché sul governo stesso.
Ci si potrebbe chiedere perché la fiducia alla camera; però una interpretazione valida a mio pare c'è, il governo ritiene che si sia discusso e mediato a sufficienza, e che sia ora di passare all'azione perché non si può contrattare per sempre - posizione legittima, e che condivido.
Ci si potrebbe chiedere perché le ali sparano sulla maggioranza: se hanno delle critiche su punti specifici dell'accordo, c'erano anche loro al tavolo della contrattazione, ed è solo con loro stesse che possono lamentarsi di non essere riuscite a strappare abbastanza dalla parte avversa. Oppure potrebbero essere massimalisti - meglio nessun accordo che un accordo imperfetto - ma dovrebbero rendersi conto che non è così che funziona la politica. Gente come loro, in politica da una vita, lo sa benissimo, e quindi al massimo possono giocare ai massimalisti ma non penso proprio che vogliano esserlo davvero.
Potrebbero invece voler sparare sul governo per altre ragioni, chiedendo veramente di andare alle urne: anche questo mi sembra improbabile, sinceramente.
E quindi direi che lo fanno solo per rompere le scatole, farsi vedere e far sentire il loro peso, in modo da cercare di ottenerne di più; mi danno assai fastidio questi continui falsi ricatti, per fortuna Prodi ha più pazienza di me, io sarei tentato di vedere il loro bluff e dir loro chiaramente "volete andare alle urne, si o no? se non volete, smettetela di dirlo e ricattare, e dialogate apertamente con delle critiche mirate, costruttive e non utopistiche".
E poi, l'opposizione che fa? a loro non importa nulla del welfare? sono tutti troppo impegnati a capire se Forza Italia si scioglie o no, cosa Mister B. vuole fare di loro e quanto possono dirgli di no.
E poi, Bertinotti cos'ha detto? Repubblica si guarda bene dallo spiegare la citazione
Il rapporto tra governo e parti sociali è molto importante per la formazione delle decisioni, ma se questo elemento mette in mora il dibattito parlamentare, si passa da una democrazia parlamentare ad una repubblica parlamentare che, per un lato almeno, subisce una sospensione di sovranità, sostituita da un aspetto corporativoLa mia interpretazione è: si contratta con le parti sociali per un po', poi si discute in parlamento, altrimenti non si va da nessuna parte.
Insomma, nel malessere generale io faccio i miei auguri a questo accordo, che possa essere approvato e sopravvivere fino a quando ce ne sarà uno migliore; farewell.
Iscriviti a:
Post (Atom)