domenica 13 gennaio 2008

Quando manca il tempo

Ieri, ritornato veramente a Pisa, ho guardato i trovato i miei ciclamini sul davanzale e li ho trovati quasi morti - sono stati trascurati troppo a lungo, avevano quasi tutte le foglie gialle e i fiori con il capo chino; gli ho dato un po' d'acqua, e oggi iniziano a riprendersi.

Ripensandoci oggi, anche questo blog sta venendo troppo trascurato nelle ultime settimane; non che manchino cose da scrivere, soprattutto manca il tempo di scriverle: spesso sono di fretta, e quando ho un po' di tempo a quel punto sono stanco.
Comunque vediamo se un po' di sforzo basta a far rialzare il capo anche al blog e non solo ai ciclamini.

Cose da fare, in queste ultime settimane, ce ne sono state tantissime - oltre alle vacanze, ovviamente.
Nel lavoro, ho aperto troppi fronti:
  • Sto collaborando a un'analisi su Drell-Yan e Z' a LHC insieme a un po' di Pisani, gente della Florida, di Dubna e forse qualcun altro ancora - e dovremmo finire di scrivere il lavoro entro fine gennaio.
  • Sto lavorando a software per analizzare i dati di LHC che sia d'utilità comune a chi studia cose diverse, con la filosofia che è meglio avere pochi programmi flessibili e fatti bene che tanti fatti male e di fretta da gente che magari non sa scriverli e non vuole impararlo. E questo richiede un notevole sforzo non tanto per scrivere i programmi, ma per capire dagli altri cosa vogliono prima, e convincerli poi a usare quello che gli hai dato.
    Riguardo a questo, dobbiamo avere un prototipo di un grosso set di strumenti pronti per il 29 gennaio, e solo la settimana scorsa siamo riusciti a raggiungere un accordo su quali strumenti e come vanno fatti - grazie a un paio d'ore di discussione dal vivo a un tavolino della caffetteria del CERN, visto da centinaia i email e powerpoint in videoconferenza non si cavava nulla.
  • In teoria dovrei anche occuparmi del "Tracker software qualification and performance" ma per fortuna è una cosa abbastanza vaga, e posso decidere io quanto tempo dedicarci.
  • A fine gennaio c'è un workshop italiano sulla fisica a LHC, in cui di solito fanno parlare i giovani; e "mi hanno offerto volontario" - insieme a una tipa di Roma - per parlare della fisica del top nel nostro esperimento.
    A complicare le cose c'è il fatto che io ho smesso di occuparmi di top da dopo la tesi, e lei ha iniziato a lavorarci da 1 mese mentre prima faceva tutt'altro; e quindi dobbiamo prima impararci bene cosa si sta facendo, per evitare di arrampicarci sugli specchi e far fare una figuraccia al nostro esperimento.
  • E poi, visto che l'esperimento è una "collaborazione", devo dare una mano in generale agli altri per le cose che magari io so e loro non ancora.
E così forse potete capire perché manca sempre il tempo
Lavoro a parte, recentemente sono anche riuscito a leggere un paio di libretti. Il primo è un giallo di Fred Vargas, "L'uomo dei cerchi azzurri". Carino, ma era decisamente più divertente "Chi è morto alzi la mano" ("Debout les morts" in Francese), forse perché preferisco i tre storici strampalati del secondo libro al detective donnaiolo che trae le sue conclusioni dal nulla, protagonista del primo.

L'altro, più impegnato, è "Il liberismo è di sinistra" di A. Alesina e F. Giavazzi (il secondo aveva parlato in SNS qualche mese fa a un venerdì del direttore). Secondo gli autori, ora in Italia il liberismo gioverebbe a tutti, e la difesa dello status quo da parte di tanti politici e sindacati danneggia anche per più deboli. Non ne so abbastanza da poter dire se hanno ragione, se si sbagliano o se mentono fraudolentemente, ma li ho trovati abbastanza convincenti.
Al venerdì del direttore uno studente ha fatto notare che secondo lui il liberismo non è di sinistra, sono le persone che erano di sinistra che ora stanno diventando liberiste. Lo studente ha abbastanza ragione a dire che il liberismo non era di sinistra - e del resto persino la meritocrazia non era di sinistra - ma mi sembra naturale (e doveroso) che la sinistra si evolva nella sua visione, soprattutto economica, in un mondo che cambia. Il fine della sinistra rimane comunque lo stesso: migliorare le condizioni di chi sta peggio, combattere le ingiustizie, dare a tutti le stesse possibilità in partenza - poi se uno non le sfrutta affari suoi, garantire i servizi sociali quali l'assistenza sanitaria. E quindi se quelli che erano di sinistra diventano liberisti, possono benissimo rimanere di sinistra; magari pure più di sinistra di quelli che ostacolano i fini della sinistra in nome di quelli che erano i mezzi "canonici" della sinistra marxista del passato.

Ma mi sono dilungato troppo nella politica

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